Vaccini per cani e autismo: ecco cosa bisogna sapere
Il veterinario smentisce: i vaccini non fanno venire l'autismo ai cani, anzi, la perdita dell'immunità di gregge ha fatto sì che aumentassero i casi di Cimurro e Parvovirosi.
Vaccini per cani – La comunità dei no-vax sta allargando le proprie convinzioni anche nell’ambito della medicina veterinaria. Alcuni proprietari no-vax di cani, infatti, si sono convinti che le vaccinazioni causino una sorta di autismo canino. La polemica arriva dal Regno Unito: la trasmissione “Good Morning Britain” è stata accusata, infatti, di mettere a rischio la salute non solo dei bambini, ma anche degli animali domestici. Tale trasmissione aveva twittato chiedendo di ricevere testimonianze da parte di proprietari che non avevano voluto vaccinare i propri animali non solo perché preoccupati di eventuali effetti collaterali, ma anche da parte di proprietari convinti che il vaccino avesse fatto venire una sorta di autismo canino ai loro pet.
Vaccini per cani, autismo e la polemica nel Regno Unito
Tale richiesta ha scatenato le ire della National Autistic Society (Nas): l’Independent ha spiegato che tale associazione ha subito contattato la trasmissione, preoccupata che venisse data nuova attenzione una tesi già ampiamente screditata per gli esseri umani. Ricordiamo, infatti, che tale tesi era sostenuta da uno studio di un medico inglese, Andrew Wakefield: costui, dopo aver pubblicato lo studio che associava lo sviluppo dell’autismo alle vaccinazioni, successivamente lo ritrattò ammettendo di aver falsificato i dati per un suo tornaconto personale. A seguito di tale scandalo, Wakefield venne radiato dall’albo dei medici.
Jane Harris della Nas ha così ribadito: “Non esiste alcun legame tra autismo e vaccini. E nonostante le ricerche dimostrino tutto questo, i miti dannosi sull’autismo persistono in alcuni ambienti, e devono essere messi in discussione. Siamo rimasti molto delusi nel sentire che un’emittente mainstream avrebbe preso in considerazione l’idea di portare il tema dell’autismo in una storia sulle vaccinazioni in questo modo”.
Non esiste l’autismo canino a seguito di vaccinazioni
Sempre in merito alla questione, la British Veterinary Association ha parlato del fenomeno dei no-vax canini: “Attualmente non ci sono evidenze scientifiche che provino l’autismo nei cani o un legame tra vaccinazione e autismo” e ancora “L’allarmismo può portare a una perdita di fiducia del pubblico nelle vaccinazioni e a reazioni istintive che a loro volta possono portare a epidemie”.
Anche Alexandra Forshaw, sviluppatrice di software e facente parte di Autistic Inclusive Meets, ha così commentato: “Sono profondamente offesa come persona autistica. In un singolo tweet sono riusciti a perpetuare il mito di un legame tra autismo e vaccinazione e il mito che l’autismo sia qualcosa che può essere contratto. Ma anche più del danno che questo fa alla salute pubblica, il confronto tra persone autistiche e cani da compagnia male addestrati è immensamente offensivo”.
Vaccinazioni ridotte e rischio di epidemie
A commentare la questione in Italia, ci ha pensato Marco Melosi, presidente dell’Associazione Italiana Medici Veterinari (ANMVI): “A prescindere dal fatto che anche per l’uomo è stato escluso qualsiasi legame fra vaccinazioni e autismo, in un cane o in un gatto sarebbe peraltro quasi impossibile diagnosticare un disturbo del genere, e gli studi comunque ci dicono che non ci sono pericoli di malattie neurologiche a seguito di immunizzazione per i pet”.
Melosi ha poi commentato le recenti linee guida per le vaccinazioni: “Di recente sono state riviste le linee guida sugli schemi vaccinali per gli animali da compagnia, ovviamente sulla base di una serie di studi sulla persistenza della risposta immunitaria, che si è notato durare a lungo. Quindi, se prima la maggior parte dei vaccini si faceva ogni anno, oggi per molti prodotti l’indicazione è passata a un richiamo ogni 3 anni. Non si parla dunque di un impegno di tempo e costi così alto”.
E ancora: “Alcune vaccinazioni vengono considerate obbligatorie, altre meno, e da fare in relazione alle attività dell’animale, come l’antirabbica. Un vaccino costa attorno ai 30-50 euro ed è sempre accompagnato da una visita generale di controllo in cui il veterinario accerta le condizioni di salute dell’animale. Le modifiche sono avvenute non certo perché legate a un rischio, ma al fatto che la sovravaccinazione non è necessaria se la risposta permane per più tempo di quanto si pensasse”.
Melosi, poi, ricorda, preoccupato, che in Italia non abbiamo ancora raggiunto l’immunità di gregge. Malattie che anni fa erano quasi scomparse come il Cimurro, la Parvovirosi o la FeLV, stanno nuovamente aumentando.
Se vi state chiedendo il perché, è presto detto. Da una parte abbiamo il calo delle vaccinazioni provocato dalla disinformazione di massa. Dall’altro abbiamo non solo l’importazione di cani dall’Est, ma anche le staffette incontrollate che trasportano cani e gatti malati in ogni parte d’Italia.
Via | La Stampa – Washington Post
Foto | iStock