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Vaccinazioni cani e gatti, pro e contro

Oggi andiamo a dare uno sguardo alle vaccinazioni dei cani e dei gatti: farle o non farle? E con che frequenza? Si tratta di una questione che spacca letteralmente in due il mondo della veterinaria. Per anni e anni le vaccinazioni hanno rappresentato l'unica forma di profilassi applicata con una certa costanza e accettata dai proprietari.

Vaccinazioni cani e gatti, pro e contro

L’abitudine alla vaccinazione annuale si è consolidata anno dopo anno, ma come sottolinea Laura Torriani nell’articolo dal titolo ‘Determinazione dei protocolli vaccinali: stato dell’arte’ comparso sulla rivista veterinaria 30 Giorni, le cose non stanno proprio così. Lavori recenti provenienti dagli Stati Uniti dimostrano come non sia necessariamente obbligatorio vaccinare i cani tutti gli anni. Scopriamo il perché.

In Italia nel corso del tempo la visita annuale e la vaccinazione hanno assunto il medesimo significato. Quello che i proprietari spesso perdono di vista è il fatto che ciò che è importante è la visita annuale, la valutazione dello stato di salute del paziente in questione, seguito poi eventualmente dalla vaccinazione. E non il contrario.

Fortunatamente negli ultimi anni stanno prendendo piede anche altre forme di profilassi, come quelle per gli ecto e gli endoparassiti (pulzi, zecche, flebotomi, vermi intestinali), per la pulizia dentale o per le malattie ereditarie, ma la vaccinazione annuale la fa ancora da padrone come unico momento in cui il proprietario decide di far visitare il proprio pet.

A complicare questo quadro, ci si mettono le registrazioni dei vaccini da parte delle ditte farmaceutiche che segnalano i vaccini con la durata di immunità massima di un anno. Questo anche quando diversi lavori provenienti dagli Stati Uniti hanno sottolineato come il vaccino per la Parvovirosi e quello per il Cimurro producano un’immunità di almeno tre anni, mentre in altri casi si parla addirittura di sette anni.

A questo punto la domanda sorge spontanea: vaccinare, sì o no? E con che frequenza? La risposta alla prima domanda è ovviamente sì, bisogna vaccinare, ma stabilendo un protocollo vaccinale individuale che tenga conto delle condizioni di vita e dell’ambiente in cui vive il nostro pet da compagnia, il suo stato di salute generale e i nuovi protocolli che arrivano da oltre oceano.

Quando ho cominciato a studiare veterinaria, non dico che malattie come il cimurro o l’epatite virale non esistessero più, ma a furia di vaccinare si erano ridotte così tanto che vederne un caso per uno studente era considerato una rarità. Tuttavia nel corso degli ultimi anni le cose sono radicalmente cambiate: malattie che un tempo era difficile vedere, si sono ripresentate ed ecco che sui tavoli dei veterinari sono ricomparsi un gran numero di casi di cimurro, di epatite virale, di parvovirosi. Questo è stato provocato dal grande afflusso di cani provenienti dall’Est Europa, cuccioli che discendono da progenitori che non hanno mai visto un vaccino in vita loro e che vivono in un ambiente in cui queste malattie proliferano.

Questi cani hanno riportato in Italia malattie che se non si erano debellate del tutto, si era sulla buona strada ed ecco dunque perché è importante vaccinare. Però magari seguendo le linee guida degli ultimi studi scientifici.

Età della prima vaccinazione

Cuccioli Pastore Maremmano

A che età fare il primo vaccino? Beh, bisogna considerare l’interferenza con gli anticorpi materni. Fare un vaccino troppo presto non ha senso: prima di tutto ci sono gli anticorpi materni in circolo che impediscono una corretta presentazione degli antigeni (il che tradotto vuol dire che il vaccino non fa effetto). In secondo luogo il sistema immunitario di un cucciolo molto piccolo non è ancora in grado di reagire al vaccino.

Spesso si vedono cuccioli con vaccini fatti prima dei due mesi di vita, magari effettuati da allevatori o negozianti, cosa che si configura anche come abuso di professione, ma questo è un altro discorso. Questi vaccini sono inutili e potenzialmente dannosi. Ogni veterinario seguirà il proprio piano vaccinale, che si traduce di solito in due o tre vaccinazioni a distanza di un mese nei cani, con un primo richiamo annuale e poi ogni tre anni. Questo se seguiamo le nuove linee guide che però impongono anche di valutare la situazione epidemiologica locale.

Frequenza dei richiami vaccinali

Cani che giocano

Lo abbiamo già accennato: dopo il primo richiamo annuale, si potrebbe valutare caso per caso se si possa vaccinare ogni tre anni o se la situazione locale richieda richiami più frequenti. E poi valutare bene per quali malattie vaccinali.

A questo punto ci sorgono però spontanee due considerazioni da fare. Se è vero che la maggior parte dei cani sviluppa anticorpi per almeno tre anni, qualcuno parla di sette anni, come faccio da veterinario ad essere sicuro che ogni cane abbia anticorpi per almeno tre anni? Beh, esiste un test sierologico per valutare la risposta anticorpale, andrebbe fatto due settimane dopo l’ultima vaccinazione effettuata: se positivo si può pensare di vaccinare dopo tre anni, altrimenti si deve fare una nuova immunizzazione. Però sono sicura che ogni cane ha un’immunità che persiste per tre anni? Devo fargli un’esame del sangue ogni anno?

Poi una considerazione più pratica dal punto di vista veterinario: decido di seguire queste linee guida, ma le case produttrici di vaccini continuano a registrarmi i prodotti per un anno massimo di durata. Se decido di seguire le nuove indicazioni, potrei subire delle contestazioni visto la discrepanza fra le due scuole di pensiero.

Ultima considerazione riguarda il proprietario. Per anni quelli italiani hanno considerato il vaccino come sinonimo di visita annuale. Se si passasse alla vaccinazione ogni tre anni, bisognerebbe riuscire a spiegare bene l’importanza di continuare comunque a fare almeno una visita di controllo annuale. Non dimentichiamo che la durata della vita dei nostri pet è decisamente inferiore alla nostra, la loro vita è più veloce, così come lo sviluppo di malattie. Se passano tre anni da un controllo all’altro, si rischiano dei danni irreparabili.

Alla luce di tutte queste considerazioni, ci appare sensato quanto sostenuto dalla stessa Laura Torriani: vaccinare tutti gli animali, diminuendo però la frequenza di vaccinazione del singolo animale ed effettuando solo le vaccinazioni utili per la situazione sanitaria di quel pet, concordando il piano vaccinale con il proprio veterinario.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | FugzuAndreaplanetCorrado Dearca

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