Sperimentazione animale in Italia: i dati del Ministero della Salute preoccupano la LAV
Sperimentazione animale in Italia, la LAV commenta i dati del Ministero della Salute dicendosi preoccupata.
Sperimentazione animale in Italia, il Ministero della Salute ha pubblicato i numeri riguardanti l’uso di animali per fini sperimentali nel 2017. I dati, raccolti con le modalità contenute all’interno della Direttiva 2010/63/UE dal Ministero della Salute, recepita in Italia con il Decreto Legislativo n.26/2014 e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n.28 del 02-02-2019, non sono per niente confortanti, come sottolinea la LAV.
Il numero di animali utilizzati per la sperimentazione animale è in leggera diminuzione rispetto al 2016. Si è passati da 611.707 cavie stabulate, utilizzate e uccise nel 2016 a 580.073 nell’anno successivo. Una diminuzione che potrebbe far ben sperare, ma l’associazione ricorda che le leggi nazionali e l’Europa chiedono di fare molto di più. Di utilizzare gli animali solo se non si può ottenere il risultato sperato con altri metodi, andando gradualmente a sostituire la sperimentazione animali con altri metodi.
Dai dati emerge che nel 2017 sono stati usati 639 cani, con un aumento sensibile rispetto ai 486 dell’anno precedente. In aumento il numero di conigli, furetti, maiali, bovini, pesci e cefalopodi. E ancora, una triste impennata del numero di macachi, arrivato a 548 contro i 224 del 2015.
Michele Kuan, biologa, responsabile LAV Ricerca senza animali, spiega:
La direttiva che regolamenta le procedure legate alla ricerca nasce per la “protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”, scopo che viene puntualmente deluso. Ci troviamo davanti a un sistema che non filtra, controlla e regolamenta a sufficienza procedure che comportano il dolore e la morte di migliaia di animali e, parallelamente, non incentiva modelli alternativi come richiesto dalla legge nazionale e dal quadro scientifico e legislativo europeo con lo scopo di tutelarci, infatti non sono previsti fondi per lo sviluppo delle alternative e nemmeno incentivi, anzi viene data priorità e voce alla ricerca su animali vista come scienza di serie A, un atteggiamento culturale e scientifico obsoleto che lascia il nostro Paese in coda all’Europa sia nello sviluppo che nelle capacità di business con il contesto internazionale. Rivolgiamo un appello al Ministro della Salute Giulia Grillo affinché assuma l’impegno di invertire questo trend, attraverso un concreto sostegno a favore dei metodi di ricerca che non richiedono l’impiego di animali, favorendo così la nostra competitività sul piano scientifico internazionale e archiviando un metodo di ricerca, quello su animali, che non è mai stato validato scientificamente.
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