Se questa è arte. L’OIPA contro Damien Hirst
Un artista britannico molto discusso e una sua serie di opere ad Arezzo. L'OIPA non ci sta, venite a leggere perchè
La bellezza dell’arte è soggettiva. Certo, sfido chiunque a dire che la Venere di Michelangelo sia brutta ma, quando si parla di arte contemporanea esiste una sorta di “zona grigia” tra la bellezza e il pessimo gusto.
Non sono un critico, non sono un artista ma, da “uomo della strada” non posso che esprimere tutto il mio appoggio all’associazione OIPA per le proteste verso un “artista” di nome Damien Hirst. La città di Arezzo ha deciso di ospitare una mostra di questo discusso “artista”. Perché l’OIPA si batte contro Hirst? Beh, tra le sue opere compaiono moltissimi animali sezionati.
Dal sito dell’OIPA possiamo comprendere parte della scelleratezza delle installazioni di Hirst:
Uno squalo tigre di oltre 4 metri posto in formaldeide dentro una vetrina (nella foto qui sopra). Titolo dell’opera: L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo. Damien Hirst, artista britannico, ha voluto rappresentare con questa installazione il manifesto della sua poetica. Per realizzarla ha commissionato la cattura dello squalo a un pescatore di pescecani pagandolo seimila dollari.
Continuiamo a leggere sul sito dell’OIPA:
Nel 2012 alla Tate Modern Gallery di Londra ha usato delle farfalle che, chiuse in due stanze, hanno mangiato, hanno vissuto e sono morte, ferite o uccise dai visitatori che se le scrollavano di dosso e gli camminavano sopra. Ogni settimana le farfalle decedute erano sostituite con altre vive. La Tate Gallery ha stabilito che 9.000 lepidotteri siano morti durante l’esposizione dell’opera, altre stime ne contano 20.000.
Se volete dare il vostro contributo, oltre a non andare a vedere quella mostra, potete inviare una mail di protesta come indicato sul sito dell’OIPA