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Rabbia negli animali domestici: cause, sintomi, terapia e pericoli per l’uomo

Approfondiamo l'argomento della rabbia negli animali domestici perché c'è troppa confusione in merito. Inoltre è necessario ricordarsi che se si vuole andare in vacanza con il proprio cane o gatto potrebbe essere necessaria la vaccinazione antirabbica.

Rabbia negli animali domestici: cause, sintomi, terapia e pericoli per l’uomo

Oggi andiamo a parlare della rabbia, dando uno sguardo a cause, sintomi, terapia e pericoli per l’uomo. Il motivo per cui ci dedichiamo a questa malattia è che prima di tutto c’è troppa confusione in merito, ma anche perché con l’avvicinarsi dell’estate alcuni cani e gatti dovranno fare la vaccinazione antirabbica se vogliono andare in vacanza con il loro proprietario.

Dopo aver parlato della causa, delle modalità di trasmissione e degli ospiti della rabbia, vedremo i segni clinici, la terapia, la prevenzione e profilassi e cosa fare in caso di cane morsicature, ovvero vedremo di cosa dobbiamo allarmarci e di cosa non dobbiamo avere paura.

Causa e modalità di trasmissione

La rabbia è una malattia virale, è provocata da un Lyssavirus della famiglia dei Rhabdoviridae. Si tratta di un virus particolarmente sensibile a diversi disinfettanti, fra cui formalina, fenolo, alogeni e mercuriali e anche gli UV lo distrugge facilmente. In una carcassa, il virus della rabbia è vitale per meno di 24 ore a 20°, mentre tende a resistere di più refrigerato.

La rabbia è una malattia che colpisce tutti gli animali a sangue caldo, quindi mammiferi e uccelli, anche se questi ultimi sono meno recettivi. Ciò significa che i rettili non trasmettono la rabbia: se il vostro pitone vi morde e finite al pronto soccorso, dite ai medici di non preoccuparsi per la rabbia, perché i rettili sono animali a sangue freddo, quindi non trasmettono e non prendono la rabbia. I gatti normalmente sono più resistenti dei cani, così come i giovani sono più suscettibili degli anziani.

La via di trasmissione principale della rabbia è il morso da un animale infetto che trasmette con la saliva il virus della rabbia. Altre vie di trasmissioni sono rare, però vale la pena di ricordarle: esiste la via aerogena per le colone di pipistrelli, ingestione di tessuti o secrezioni infette, oggetti contaminati (rarissima) e in umana anche in trapianto di cornea.

Per quanto riguarda la rabbia in Italia, fino a qualche anno fa eravamo indenni. Negli ultimi anni, tuttavia, a causa di volpi rabide di provenienza da oltre confine, ecco che la rabbia è ricomparsa in Trentino Alto-Adige, Friuli-Venezia-Giulia e Veneto. Per cui per entrare o transitare in queste regioni è richiesta obbligatoriamente la vaccinazione antirabbica per cani, gatti e furetti, previa applicazione del microchip. Questo almeno fino a qualche mese fa: adesso è stata eradicata anche nel Nord Est, quindi non vige più l’obbligo di vaccinazione, anche se le Asl di confine consigliano comunque di fare la vaccinazione. In tutto il resto dell’Italia, isole comprese, la rabbia non c’è. Per cui se vi morde un cane in Piemonte o in Molise, non prenderete la rabbia, ma una bella infezione da morso sì.

Questo è importante sottolinearlo perché quando si va in Pronto Soccorso e si dichiara di essere stati morsi da un cane, parte automaticamente la denuncia di cane morsicature con proposta di fare il siero antirabbico. Questo perché si tratta di vecchie leggi, mai abolite: per il proprietario del cane morsicante, si tratta solamente di ricevere una lettera dell’ASL che lo avvisa che per dieci giorni il cane non deve uscire di casa in quanto un incaricato dell’ASL andrà a controllare che il cane non abbia la rabbia. Tutto qui. Questo però vale solamente per l’Italia, all’estero la situazione è più grave perché in alcuni paesi la rabbia è diffusa non solo fra gli animali selvatici, ma anche fra i cani randagi.

Sintomi

Il periodo dell’incubazione varia a seconda dell’età del soggetto morsicato e della sede del morso: più è vicino alla testa, più veloce sarà la malattia. Questo perché il virus viaggia lungo il sistema nervoso. La rabbia viene divisa in due categorie: furiosa e paralitica. Tuttavia non è sempre così netta la distinzione, visto che spesso ci sono delle forme atipiche. Non tutti gli animali seguono la sequenza degli stati clinici e talvolta sono state descritte infezioni subcliniche, croniche e guarigioni.

Cani e gatti

Nei cani e nei gatti i sintomi della rabbia sono distinti didatticamente in:

  • fase prodromica: dura 2-3 giorni, si ha ansia, nervosismo, febbre variabile, isolamento. Gli animali socievoli diventano irritabili e possono mordere, quelli timidi tendono a diventare più affettuosi. Si può vedere la pupilla dilatata, rallentamento o assenza dei riflessi palpebrali. Molti animali si leccano costantemente il sito di inoculo o di contagio e manifestano prurito localizzato. Nei gatti i sintomi sono simili, ma hanno picchi febbrili e comportamento anomalo solo per un paio di giorni
  • forma furiosa: dura 1-7 giorni. Gli animali sono irritabili, agitati, si ha aumento della risposta agli stimoli uditivi e visivi. Sono eccitabili, fotofobici, hanno iperestesia, abbaiano di continuo e cercano di morsicare oggetti immaginari. Ingeriscono oggetti insoliti, si nascondono, cercano di mordere anche le sbarre dei recinti. Manifestano incoordinazione muscolare, sono disorientati, hanno attacchi epilettici. I gatti hanno sguardo ansioso, fisso, selvaggio, a vuoto. In gabbia hanno movimenti stereotipati e violenti, graffiano tutto ciò che si muove, hanno tremori, debolezza e in coordinamento. Alcuni gatti corrono in continuazione
  • forma paralitica: inizia 2-4 giorni (media 1-10) da dopo l’esordio dei primi segni clinici. Si ha paralisi da motoneurone inferiore, mentre se il morso è avvenuto sul muso, si ha paralisi del nervo craniale. Quando si ha paralisi laringea, si ha cambio della tonalità di vocalizzazione; si ha anche scialorrea, saliva schiumosa a causa dell’incapacità di deglutire, polipnea, ptosi della mandibola per paralisi dei muscoli masticatori, fanno un verso come se soffocassero. Spesso si ha coma e morte per insufficienza respiratoria. Nei gatti questa forma si sovrappone a quella furiosa, ma i gatti muoiono nel giro di 3-4 giorni, dopo che i proprietari hanno riscontrato un cambio di vocalizzazione e un aumento dei miagolii

Persone

Nelle persone i sintomi della rabbia sono variabili come in cani e gatti. Si ha febbre, mal di testa, ansia, nervosismo e iperestesia. Successivamente si ha la fase eccitatoria, con irrequietezza, ipercinesi, comportamento violento, salivazione abbondante e incapacità di bere acqua. La deglutizione diventa dolorosa, da qui nasce l’idrofobia. Si arriva ad uno stadio confusionale, con convulsioni e morte, mentre altri sviluppano una paralisi da motoneurone inferiore e arresto respiratorio. La rabbia è sempre mortale.

Terapia e profilassi

Prima di tutto val la pena di ricordare che di solito la diagnosi di rabbia viene emessa post mortem, perché non esistono test diagnostici in vitro abbastanza sensibili e affidabili. Per quanto riguarda la terapia, essendo la rabbia una zoonosi mortale per l’uomo, l’animale sospettato, ma non sintomatico deve essere messo in quarantena, mentre l’animale malato può essere soppresso, ma il cervello deve essere obbligatoriamente inviato ai laboratori appositi per essere analizzato. Conviene in caso di sospetto contattare l’Asl locale, per stabilire l’iter diagnostico migliore, anche perché per la rabbia c’è l’obbligo di denuncia immediato.

La soluzione migliore rimane la prevenzione, da fare tramite le apposite vaccinazioni. In Italia sono registrati vaccini spenti, da fare non prima dei tre mesi di età al cane. Fino all’anno scorso era obbligatoria per portare i cani, i gatti e i furetti nel Nord Est, ma il Ministero della Salute ha inoltrato all’ANMVI una nota in cui si elimina l’obbligatorietà, anche se molti veterinari ve lo consiglieranno ancora a causa della vicinanza col confine. Ricordo che oltre di esso la rabbia è presente.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | Flickr

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