Quel pet “particolare”: Cujo
I pet fanno talmente parte della nostra vita che, per forza di cose, anche il mondo dell’arte ha preso spunto dalla convivenza. Uno degli artisti che si è ispirato a questa cosa è il grande Stephen King. Il romanzo, da cui poi è stato tratto un film, si chiama Cujo e parla di un San […]
I pet fanno talmente parte della nostra vita che, per forza di cose, anche il mondo dell’arte ha preso spunto dalla convivenza. Uno degli artisti che si è ispirato a questa cosa è il grande Stephen King. Il romanzo, da cui poi è stato tratto un film, si chiama Cujo e parla di un San Bernardo. Un bel cane, grande, grosso, sofficioso e con uno sguardo pacifico. Uno di quei cani che siamo abituati a conoscere come “aiutanti” dell’uomo. Un grande e grosso cane, curioso, tanto da infilare il suo grande e grosso muso dentro una tana di pipistrelli. Uno di questo lo morde e gli trasmette la rabbia.
Ovviamente, oggi, l’antirabbica è tra le prime vaccinazioni che vengono fatte ai cani ma, probabilmente, nel 1980, anno di ambientazione del romanzo, nel Maine, stato dell’America orientale, non era poi una cosa così scontata. Fatto sta che il buon Cujo si trasforma in un assassino spietato, proprio a causa della rabbia. La fine non è certo delle migliori (per il cane intendo) ma così è il romanzo e non possiamo farci niente. Ora contro la rabbia , come detto prima, c’è il vaccino e, a meno che non si viva in zone particolarmente colpite da questa malattia, possiamo dormire tutti sonni tranquilli.