Preghiera del cane randagio
La preghiera del cane randagio: un testo commovente che fa riflettere sulla crudeltà dell'animo umano.
Vi avviso subito, se siete come me, con la sindrome di san Francesco e la volontà di salvare tutti i cani sfortunati di questo mondo, questo post fa venire i lacrimoni, leggete a vostro rischio di pianto (e poi, forza, andate ad abbracciare immediatamente il vostro cane, su!)
Con passo vacillante e con il corpo stremato giungo alla fine dei miei giorni. Forse stasera morirò e da sotto questa quercia con l’ultimo respiro, che mi resta in gola, vorrei ringraziare il Signore per il pane che mi ha fatto trovare nella spazzatura, per l’acqua che ha fatto scendere dal cielo per dissetarmi, per i sagrati delle chiese dove ho potuto ripararmi. Sì, Signore, io sono uno di quelli, uno fra i tanti che non sa cos’è il calore di una cuccia, il sapore di un osso, la carezza di un padrone. Conosco solo il dolore dei calci sul dorso, le sassate sulla fronte, le gomme di quella macchina che mi hanno spinto nel burrone.
La preghiera poi continua:
Ricordo, poi quella mano, grande, pesante, che ancora cucciolo mi ha abbandonato nella strada, dove vissi tutto il mio calvario. Ho attraversato monti, boschi e paesi nessuno mai mi ha tenuto con sé, nessuno, mai, mi ha dato un nome. Dalla nascita ho sempre portato il tuo “Cane”. Signore, tante sono le cose che vorrei dirti; ma… il cuore ha rallentato il suo battito e il respiro si affievola sempre più. Perdonami! E ti supplico: fa’ che la mano dell’uomo non abbandoni più un cucciolo nella strada. È triste vivere da vagabondi, è penoso essere soli, ed essere soprattutto semplicemente solo un cane. Abbracciami almeno tu in quest’attimo. Perché? Perché anch’io ti appartengo!
PS: la foto qui in alto è mia e quello ritratto è il mio cane. Ho deciso di metterla perché, prima che ci incontrassimo, anche lui era un randagio e solo all’idea di quello che poteva succedergli se le nostre vite non si fossero incrociate, beh, mi fa venire i brividi.
Foto |Flickr