Diritti animali, una riflessione
Finché noi esseri umani continueremo a pensare ai diritti come a una “gentile concessione” le gabbie saranno chiuse
Sin dall’antichità i filosofi greci e latini si sono interrogati sui diritti degli animali. Celebre il pensiero pitagorico a riguardo, un’etica animalista richiamata da Plutarco:
Tu chiedi in base a quale ragionamento Pitagora si sia astenuto dal mangiare carne: io invece domando, pieno di meraviglia, con quale disposizione, animo o pensiero il primo uomo abbia toccato con la bocca il sangue e sfiorato con le labbra la carne di un animale ucciso, imbandendo le tavole con cadaveri e simulacri senza vita; e abbia altresì chiamato “cibi prelibati” quelle membra che solo poco prima muggivano, gridavano e si muovevano e vedevano. Come poté la vista sopportare l’uccisione di esseri che venivano sgozzati, scorticati e fatti a pezzi, come l’olfatto resse il fetore? Come una tale contaminazione non ripugnò al gusto, nel toccare le piaghe di altri esseri viventi e nel bere gli umori e il sangue di ferite letali?
Montaigne, Hume, Bentham, Voltaire, Schopenhauer, Salt, Bobbio, Capitini, Singer, Regan sono solo alcuni dei filosofi che si sono schierati a favore del riconoscimento dei diritti fondamentali degli animali, della liberazione delle altre specie dal giogo umano e del vegetarismo. Attribuire importanza al dolore degli animali è fondamentale nel percorso di riconoscimento dell’uguaglianza di tutti gli esseri viventi. A riguardo, Umberto Veronesi scrive:
Per molti il principio dell’eguaglianza tra uomini e animali non è accettabile, perché il dolore che prova un animale, per esempio un ratto, non è uguale a quello provato da un uomo. Gli esseri umani hanno una complessa struttura neuropsichica che li porta a soffrire enormemente di più di quanto soffrirebbe un animale in circostanze simili. Si fa notare che anche nella specie umana vi sono condizioni (spesso definite «casi marginali») il cui livello di elaborazione psichica della sofferenza e di capacità di percezioni esistenziali e di angoscia sono nulle o minime (neonati, ritardati, cerebrolesi, malati di Alzheimer) ma nessuno riterrebbe tali condizioni sufficienti per uccidere questi esseri o per usarli per esperimenti.
Bisogna comunque tener ben chiaro l’orizzonte della questione, come dice il progetto Gallinae in fabula:
Purtroppo finché resteremo ancorati al concetto di diritti – rimanendo noi specie umana al centro di un circolo privilegiato entro il quale decidere di fare entrare di volta in volta questa o quell’altra specie, etnia ecc., quasi per gentile concessione – smuoveremo solo apparentemente le gabbie, ma senza aprirle davvero.