Gattari da legare: Una vita coi gatti
Quando sono a casa di mia madre, faccio una full immersion felina.
I gatti sono ovunque: in casa, in cortile, nella valigia, sui mobili, sopra le sedie, sotto le sedie, nel ripostiglio, sui fornelli, nel giardino dei vicini poco (anzi, per niente) amanti dei gatti.
Mia figlia ne è deliziata: ogni tanto indica con un versetto di sorpresa un angolino, o fa “ciao” con la manina dal balcone verso un punto del giardino. I gatti sono perfettamente integrati con il paesaggio. Sono una componente imprescindibile, come le piante che mia madre riesce a far crescere e prosperare da un rametto, mentre io le compro in vivaio e le ammazzo tutte.
A volte mi siedo sul divano e faccio un salto, perché sotto la copertura (indispensabile, tutte le case dei gattari sono piene di pezze che coprono divani e poltrone) c’è un rigonfiamento che si sveglia di soprassalto sentendosi schiacciato. Da ciò, l’abitudine del gattaro a sedersi con cautela. È interessante, poi, che i gatti si mettano a dormire sotto le coperture che dovrebbero proteggere dagli stessi.
La mia vita è stata sempre così: il gatto ha attraversato ogni momento, è stato presente allo studio per ogni interrogazione, per ogni esame, ogni volta che ho lavato i piatti, rifatto i letti o spolverato, cucinato o dormito. Il mio nume tutelare. Il filo rosso della mia vita. Palline di pelo che rotolano lungo i miei anni. Basta, devo correre a sbaciucchiarli tutti.
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