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I rischi nascosti degli appelli per le adozioni

Dietro gli appelli di adozione non è tutto "rose e fiori", ecco qualche esempio di cosa si nasconde (e dei rischi che corrono i nostri amici pets)

I rischi nascosti degli appelli per le adozioni

Noi di Petsblog da tempo portiamo avanti la nostra rubrica di adozioni animali. E’ una cosa che abbiamo iniziato senza che nessuno ce la chiedesse proprio perchè siamo fermamente convinti che un sito come Petsblog può essere una grande “vetrina” per gli animali in cerca di casa ma, nel nostro piccolo, siamo “rigidi” nella selezione degli appelli. Una delle regole fondamentali è che non pubblichiamo post se non arrivano da un’associazione animalista conosciuta o identificabile (magari tramite sito internet). Questo lo facciamo per svariate ragioni, prima su tutte quella di voler evitare di essere complici di chi vuole liberarsi del proprio pet dicendo “l’ho trovato ma non posso tenerlo”.

Purtroppo, però, ci sono tanti altri rischi nascosti dietro agli appelli di adozione. Leggendo un articolo su Cronaca Flegrea posso farvi presente di quanto uno strano “mercato” sia molto vivo e prolifico dietro i normali appelli di adozioni. Attenzione, qui vi voglio parlare degli “adottanti” e non dei volontari che svolgono egregiamente il loro lavoro (non retribuito).

Sui Social si sprecano gli appelli di cani, gatti ecc in cerca di casa e, spesso, appaiono commenti di “potenziali adottanti” che lamentano un’eccessiva rigidità dei volontari. Purtroppo, la cronaca lo insegna, in molti non si fanno scrupoli sulla pelle degli animali. Per esempio, mentre in Italia è vietata la sperimentazione su cani e gatti, sono stati bloccati tir che ufficialmente trasportavano frutta ma che, di nascosto, avevano centinaia di cani stipati e destinati a case farmaceutiche oltre confine. Considerate che il prezzo medio di acquisto per ogni singolo esemplare destinato agli esperimenti può arrivare a trecento euro. Nel 2007 la ASL di Brescia ha scoperto che otto persone “adottavano” animali per poi rivenderli a laboratori tedeschi e svizzeri.

Non solo. Pensate anche al recentissimo caso del “serial-killer” di gatti della provincia di Bergamo. Anche lui, sfruttando i tam-tam della rete, adottava i gatti per poi fargli fare una tristissima fine. O ai numerosi casi di cani di razza rapiti dai giardini delle loro abitazioni e per essere venduti come 2cani da riproduzione” a qualche allevatore senza troppi scrupoli. Se i volontari sono così tanto rigidi non è certo per fare un dispetto o un torto ai potenziali adottanti ma solamente per garantire una vita felice ai pets.

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