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Strongili nel gatto: cause, sintomi e terapia dell’Aelurostrongylus abstrus

Oggi parleremo di un’altra parassitosi del gatto, causata da Aelurostrongylus abstrus. Andremo a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia degli strongili nel gatto.

Strongili nel gatto: cause, sintomi e terapia dell’Aelurostrongylus abstrus

L’aelurostrongilosi è una malattia parassitaria provocata da Aelurostongylus abstrusus, un parassita piuttosto particolare: alcuni testi lo considerano autolimitante, anche asintomatico, tuttavia può dare origine a sintomatologia anche mortale, soprattutto quando infesta animali molto piccoli o sofferenti per altre patologie.

Cause, ciclo biologico e modalità di trasmissione

Aelurostongylus abstrusus è un nematode: gli adulti sono piccolissimi e normalmente vivono in noduli all’interno dei bronchi e degli alveoli dell’ospite definitivo, il gatto in questo caso. Raramente anche i cani possono fungere da ospite definitivo. Per quanto riguarda il ciclo, partiamo dall’accoppiamento: le femmine adulte dopo di esso producono uova che maturano e schiudono nei polmoni, liberando le larve di primo stadio (L1). Queste L1 risalgono l’albero respiratorio, arrivano in trachea e qui, grazie alla tosse, vengono spinte in laringe e faringe e poi deglutite.

Le L1 sopravvivono tranquillamente ai succhi gastrici, passano tutto l’intestino e vengono espulse con le feci. Qui il loro sviluppo prosegue all’interno degli ospiti intermedi, alcune specie di molluschi gasteropodi terrestri come per esempio le lumachine del genere Helix spp. Le larve dentro l’ospite intermedio compiono due mute e diventano L3, la forma infestante per l’ospite definitivo. Inoltre, tanto per complicarci la vita, esistono degli ospiti paratenici come uccelli, rettili e piccoli roditori in cui il parassita è vitale e infestante, ma non prosegue lo sviluppo.

Il gatto si infesta o ingerendo il mollusco infettato o uno degli ospiti paratenici. Dopo essere state ingerite, le L3 entrano nella mucosa intestinale del micio, entrano nel circolo linfoematico e raggiungono il polmone, dove mutano altre due volte e arrivano alla maturità sessuale. Da qui il ciclo ricomincia. Pensate che le L1 sono presenti nelle feci 5-6 settimane dopo l’infestazione e l’eliminazione può durare fino a 1-2 anni.

Ovviamente sono più soggetti gatti che vivono all’aperto, in zone dove si trovano gli ospiti intermedi e paratenici, dove ci sono alte concentrazioni di fatti; pare inoltre che siano più sensibili i soggetti giovani.

Sintomi e diagnosi

Per quanto riguarda i sintomi di Aelurostongylus abstrusus, essi sono riferibili a problemi respiratori, con sintomatologia del tutto simile a quella di altre malattie respiratorie feline come per esempio infezioni virali e batteriche, criptococcosi o istoplasmosi, toxoplasmosi, capillari osi polmonare, rinite allergica o linfoplasmocitaria, corpi estranei, polipi nasofaringei, neoplasie, broncopolmonite eosinofilia e asma felina.

Se l’animale è adulto e ci sono pochi parassiti, l’infestazione potrebbe decorrere con pochi sintomi o anche del tutto asintomatica; spesso assistiamo a forme ad andamento cronico. I sintomi di Aelurostongylus abstrusus nel gatto sono:

  • Tosse cronica, resistente agli antibiotici, non produttiva, si aggrava dopo l’esercizio fisico
  • Scolo nasale
  • Starnuti
  • Scolo oculocongiuntivale muco-purulento
  • Affaticabilità
  • Dispnea
  • Tachipnea
  • Dimagrimento
  • Anoressia
  • Vomito
  • Diarrea

Se sono presenti tantissimi adulti e vengono deposte tantissime uova, ecco che si possono avere delle complicazioni:

  • cardiache
  • pneumotorace
  • tosse parossistica
  • crisi asmatiche
  • insufficienza respiratoria

La diagnosi clinica è difficile, visto che i sintomi dell’aelurostrongilosi sono sovrapponibili praticamente a tutte le altre malattie respiratorie del gatto. La diagnosi di certezza si fa mettendo in evidenza il parassita, ma frequenti sono i falsi negativi visto e considerato che le larve non sono eliminate in maniera costante. Il metodo preferito è quello di fare un esame delle feci o per tre giorni consecutivi o a giorni alterni, per aumentare le probabilità di trovare il parassita.

Occhio poi che anche la flottazione a volte causa dei falsi negativi. In questi casi si usa l’apparecchio di Baermann capace di isolare le larve.

Terapia

Per quanto riguarda la terapia, si tratta di somministrare al gatto vermifughi che funzionino contro gli strongili. Per via orale sembra funzionare bene il febendazolo, mentre preparazioni spot on a base di imidacloprid e moxidectina funzionano alla grande e sono anche semplici da somministrare.

Ovviamente accanto a questa terapia bisogna valutare se trattare anche lo stato infiammatorio e l’eventuale sovrinfezione batterica.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | Dlombardia

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