Gattari da legare: Piccole gattare crescono
Mentre il mondo si accanisce contro gatti, gattari e cani, qui si lavora per formare nuove generazioni di sudditi della dea Bastet.
Dopo una vacanza a casa di mia madre, grazie alla quale mia figlia, all’età di quattro mesi, si è finalmente accorta dell’esistenza dei gatti, ho pensato che fosse ora di presentarla ufficialmente alla colonia.
Ho trovato un ambiente estremamente collaborativo: quando i gatti si sono resi conto che la cucciola senza peli era ospite di quello strano carrellino sul quale hanno il divieto di salire, hanno iniziato i loro tentativi di strusciare la testa sulle zampette inferiori della bambina. A quel punto i mici si sono moltiplicati in un istante, e dalle siepi sono spuntate teste e code senza sosta. L’unico vero incontro c’era stato un paio di mesi fa: uno dei maschi più giovani aveva appena fatto uno dei soliti raid in casa, guadagnando l’ingresso alla cucina con rapidità e inganno. All’improvviso, lo vidi bloccarsi con gli occhi sgranati, davanti al pianto della bambina, con l’aria di chi pensa: “no, un altro gatto!”.
Mentre noi, quindi, passeggiavamo in giardino, i mici si sono egregiamente esibiti nella loro specialità, che è quella dei tableaux vivants: due si leccavano sul tavolo, al sole. Uno cercava di risalire lo scivolo per bambini dei vicini, mentre tre si rincorrevano dandosele di santa ragione. La più anziana continuava nei tentativi di impossessarsi dei piedini di mia figlia che, con gli occhi spalancati e facendo cadere il ciuccio, guardava tutti questi strani bambini coi peli e con la coda che le gattonavano intorno, cercando di attirare la sua attenzione e mostrando a me tutta la loro magnanimità in quest’interessamento alla bambina. Diventerà gattara, lo so: io non c’entro, hanno fatto tutto lei e i gatti. Le tradizioni di famiglia sono in buone mani.
Foto | Flickr