Gattari da legare: La filosofia dell’imponderabile
Mai cercare di anticipare le mosse di un gatto: le cambierà
I gatti mi hanno insegnato molte cose: come tendere un agguato a una cavalletta, come arrivare alle spalle di una persona senza farsi sentire, come camminare su un presepe senza far cadere i pastori. Il mio debito maggiore nei loro confronti è, però, l’elaborazione di una teoria filosofica, quella dell’imponderabilità.
Vi faccio un esempio: se dovete sfamare una colonia di dodici elementi, preparerete dodici ciotole di cibo. Una volta distribuite le ciotole, vi renderete conto che un gatto resta fuori. Riconterete le ciotole: dodici. Riconterete i gatti: dodici. A questo punto, capendo che l’aritmetica felina è un’opinione, prenderete una tredicesima ciotola e, solo allora, vedrete spuntare la ciotola “in più”, oramai vuota. Tanto vale lasciare anche la nuova che avete portato.
Se chiudete momentaneamente un gatto in una stanza, perché magari avete un ospite allergico, rivedrete dopo due minuti quello stesso gatto appollaiato sotto la sedia dell’ospite oramai in crisi respiratoria. Nel caso due gatti rifiutino di dividere la stessa cuccia, ne appronterete un’altra; il risultato sarà che un terzo gatto si prenderà quest’ultima, mentre i primi due scopriranno un improvviso piacere nella reciproca compagnia.
Non so come ci riescano, ma i gatti fanno sempre, esattamente, il contrario di ciò che noi vorremmo o qualcosa di completamente al di fuori delle nostre previsioni. Spuntano dal nulla, si moltiplicano, instaurano tra di loro rapporti che a noi sfuggono e, in tutto questo, continuano a guardarci con totale indifferenza. Ogni mia azione nei loro riguardi ha una reazione del tutto imprevedibile: sono anni che cerco un metodo, una costante nei loro comportamenti, ma l’unica costante è l’incostanza. Elasticità mentale e prontezza nell’affrontare gli imprevisti, questa é l’eredità che i miei gatti mi lasceranno: per noi, l’espressione “fare i conti senza l’oste” ha un significato diverso che per il resto del mondo. Noi, i conti, nemmeno ci azzardiamo a farli.
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