Gattari da legare: Surrogatti
Le gattare e i loro "figli" pelosi: stereotipi, pregi e difetti di una prole felina.
L’uomo è l’unico animale che non apprende nulla senza un insegnamento: non sa parlare, né camminare, né mangiare, insomma non sa far nulla allo stato di natura tranne che piangere. Plinio il Vecchio
Io non ho nulla contro gli esseri umani, anzi! La mia educazione, i miei studi, mi hanno portata ad avvicinami ai prodotti dell’ingegno umano anziché alla natura. I fenomeni fisici e chimici per me sono puri misteri, e raramente mi ricordo che alla base di quei misteri ci sono formule ampiamente dimostrate (da uomini). Davanti a un’eclissi solare, potrei tranquillamente inginocchiarmi e chiedere pietà alle divinità dell’Olimpo. Eppure, tutta questa mia impostazione umanistica crolla, inevitabilmente, davanti a un gatto.
Non ho nulla nemmeno contro i bambini, non sono un mostro, ma mi trovo in quel particolare momento della vita in cui tutti ti fanno presente che stai diventando vecchia e devi fare figli. Normalmente, io rispondo che ho già i miei gatti. I gatti usano la lettiera, molto più economica dei pannolini, tra le altre cose. I miei gatti a poche settimane già sanno cosa fare, dove andare e dove non andare. Non mi chiedono il motorino ma, purtroppo, fanno tardi la sera e non so mai dove sono né con chi. Adesso che ci penso, mi lasciano sensi di colpa come noi ne lasciamo ai nostri genitori: avrei dovuto portarlo dal veterinario più spesso? Ma li farò mangiare in modo sano? A volte temo di essere stata troppo severa, se hanno combinato qualche guaio, ma non mi tengono mai il muso. Inoltre, da quando avevo 13 anni mi sento dire: “I gatti sono pericolosissimi per le donne incinte!” ma, a parte il fatto che a 13 anni avevo sì e no appeso le bambole al chiodo, mi veniva una voglia incredibile di leccarmi i gatti per mitridatizzarmi alla toxoplasmosi, cosa che forse sarebbe potuta accadere più facilmente con tutti gli insaccati e le verdure lavate male che ho ingurgitato in vita mia.
Tornando ai protagonisti della storia della mia vita, i gatti si affidano alle mie coccole anche se mezz’ora prima li ho inseguiti per dare loro qualche medicina, perfino se ho dovuto fare loro qualche iniezione. Tornano da me fiduciosi, aperti, innocenti, e si mettono nelle mie mani. Forse è questa loro fiducia che mi rende così insopportabili le notizie di maltrattamenti sugli animali. Forse, nell’inferno dantesco, tra i traditori di chi si fida dovrebbero andare anche i criminali che fanno del male agli animali. Per ora, gettandomi tra le braccia di chi dice che le gattare trattano i gatti come surrogati dei figli (surrogatti, concedetemelo), mi accontento dei meravigliosi figli delle mie amiche. La zia pazza e gattara è un bello spauracchio: ti mando da zia Graziella e dai suoi gatti, se non mangi! Però non c’è da preoccuparsi: i miei gatti non hanno problemi condividere la lettiera.
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