Iva al 21% sulle cure per gli animali: la protesta dei veterinari
L'amore per i nostri animali è davvero sensibile ad un aumento dell'Iva? Se sì, perché?
Si parla un po’ ovunque in rete dell’aumento dell’Iva sulle spese veterinarie. A protestare contro i rincari, non solo i semplici cittadini , ma anche l’ANMVI, L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, che ricorda come già con la manovra di luglio era stata ridotta la detraibilità delle spese per cure veterinarie.
Per poter far sentire la propria voce, l’Anmvi ha aperto una pagina su Facebook, che conta già un migliaio di adesioni, in cui si legge:
Con l’aumento dell’IVA al 21%, il Governo ha scritto la peggiore pagina fiscale per la sanità animale e la sanità pubblica veterinaria del nostro Paese. L’ANMVI chiede al Governo:
Che le prestazioni veterinarie siano escluse dall’aumento al 21%
Che si applichi l’IVA ridotta del 10% sulle cure veterinarie
Che vengano esentate le spese veterinarie obbligatorie e tutte le prestazioni di prevenzione per la tutela della sanità pubblica.
Non sono un’esperta di finanza, però da semplice cittadina trovo assurdo l’aumento dell’Iva sulle spese mediche, quando ci sarebbero da fare tutt’altro genere di tagli, per incrementare il nostro bilancio. Detto questo, sempre da cittadina e da padrona di un gatto, mi domando: ha senso dire che questo aumento modificherà il comportamento dei cittadini nei confronti dei loro animali da compagnia?
Non penso alla vecchietta in pensione che fa già fatica a comprare da mangiare per sé, ma alla maggior parte dei proprietari di animali. Come padrona di un gatto (ma forse per me è semplice, perché si tratta appunto di un solo gatto) non sarà quel punto percentuale a farmelo curare di meno. Credo comunque che dovremmo tenere distinti i due piani: l’aumento è scorretto, ma non perché chi ama gli animali lo userà come alibi per trascurarli.
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