Gattari da legare: Contare fino a dieci
Imparare la pazienza e la tolleranza dai gatti
L’uomo si è spesso ispirato agli animali, nell’ambito della tecnologia: dal volo al nuoto, siamo tutti debitori a quelli che la natura ha designato nostri maestri. Pur non riuscendo a far volare nemmeno un aeroplanino di carta, anch’io nel mio piccolo sono debitrice al mio animale preferito. La prima cosa che mi viene in mente, tra quelle che i gatti mi hanno insegnato, è la pazienza. Un gatto impiega lunghi minuti a osservare la preda, la studia e interviene solo quando riesce a prevedere le sue mosse. Non avendo l’abitudine di piombare dall’alto sulla gente, ho naturalmente trasformato questo rituale di caccia nell’attesa del momento giusto.
Il “contare fino a dieci”, perennemente invocato da mia madre, mi è stato insegnato dai gatti: mentre il felino attende, caricandosi per balzare sul pranzo, io cerco di “scaricarmi” per non aggredire le persone e avere il tempo di analizzare le loro ragioni. Conto ancora fino a 3, 4, ma so che, volendo, potrei resistere fino a 10.
La strategia della circospezione vale anche nell’avvicinarsi agli altri: a volte ho impiegato giorni per riuscire ad accarezzare un gattino. È stata una conoscenza fatta di piccoli passi, e ho capito che la fiducia va guadagnata. I due soggetti stabiliscono delle regole: niente movimenti improvvisi, niente rumori, l’avvicinamento richiede grazia e levità.
I gatti mi hanno anche insegnato a diffidare degli eccessi: un gattaro non dovrebbe mai essere chiuso su di una posizione, non dovrebbe mai presumere di sapere tutto, di avere la ricetta per tirare su dei gatti felici. Un gattaro dovrebbe mantenere uno sguardo sornione, gli occhi socchiusi e, se proprio non è d’accordo con quanto gli viene detto, può sempre far pipì sulla gamba dell’interlocutore.
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