Gattari da legare: Quelle stupefacenti scatolette
La scorsa settimana vi ho parlato dei miei viaggi nella giungla metropolitana alla ricerca di croccantini in offerta. Oggi vorrei parlarvi di un altro alimento caro alla gattara con poco tempo, molti gatti e infiniti sensi di colpa: il cibo umido, le scatolette.Nonostante legga e rilegga gli ingredienti, non riesco a capire quale sia quello […]
La scorsa settimana vi ho parlato dei miei viaggi nella giungla metropolitana alla ricerca di croccantini in offerta. Oggi vorrei parlarvi di un altro alimento caro alla gattara con poco tempo, molti gatti e infiniti sensi di colpa: il cibo umido, le scatolette.
Nonostante legga e rilegga gli ingredienti, non riesco a capire quale sia quello che dà assuefazione: il gatto che prova la scatoletta, non torna indietro. Una volta assaggiata, ignorerà la maggior parte dei cibi che gli presenterete. Mi è capitato, preoccupata, di comprare scatolette ipercontrollate e con ingredienti provenienti dal mondo dei cibi bio, che promette carni controllate; più è certificato il prodotto, però, più i miei gatti lo annusano senza molto appetito.
Quei gattacci poco eleganti la scatoletta la vogliono economica e dall’odore nauseabondo. Non disdegnano, però, confezioni microscopiche con cotonatissimi persiani sull’etichetta: “perle di”, “bocconcini con”, “mousse al” e altre diciture mutuate da un menù per umani. Insomma, a volte mi costringono a fare “pappe” dall’aspetto sinistro, nelle quali mischio cibi sani a poltiglie marroncine pur di farli mangiare. Mia madre, quando ero bambina, faticava di meno a farmi mangiare un piatto di spinaci.
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