Per Baudelaire il gatto è un dio che giudica, governa e ispira
Charles Baudelaire (1821-1867) scrive dei gatti in varie poesie: in una le paragona a degli esseri divini che tutto sanno.
Del poeta e gattaro Charles Baudelaire (1821-1867) ci hanno ammaliato i suoi versi in cui si sofferma sugli occhi dei gatti. Nella poesia Il gatto il poeta istituisce un paragone tra gli occhi delle donne e quelli dei mici, mentre nella poesia I gatti, al plurale, indaga il senso mistico delle pupille feline.
In un’altra poesia, tratta da I fiori del male, Baudelaire torna sul tema degli occhi dei gatti, definendoli “viventi opali”, ma si sofferma anche su altri aspetti della bellezza felina, tanto da arrivare a definire il gatto come un dio che “giudica, governa e ispira ogni cosa nel suo impero”.
I gatti
Che dolce profumo esala da quel pelo
biondo e bruno! Com’ero tutto profumato
una sera che l’accarezzai
una volta, una soltanto!È lui il mio genio tutelare!
Giudica, governa e ispira
ogni cosa nel suo impero;
è una fata? O forse un dio?Quando i miei occhi, attratti
come da calamita, dolci si volgono
a quel gatto che amo
e guardo poi in me stesso,che meraviglia il fuoco
di quelle pallide pupille,
di quei chiari fanali, di quei viventi opali
che fissi mi contemplano!
Foto | Tejas Prints – Kátia 🙂 via photopin cc