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Gattari da legare: Sopravvissuti, ancora una volta

Il primo Capodanno di una gattara senza botti.

Gattari da legare: Sopravvissuti, ancora una volta

Buon anno a tutti i nostri lettori da parte dei miei gatti, innanzitutto. Anche quest’anno siamo sopravvissuti alle feste, e così il presepe di mia madre e le decorazioni dell’albero. Nonostante i miei tentativi di far distruggere ai mici un orrido candelabro, non si registrano danni tra i vari addobbi. Non si può dire lo stesso dei nostri fegati.

Questo Capodanno è stato strano: nella città dove vivono i miei era in vigore l’ordinanza per vietare i botti. Per la prima volta, io e mia sorella non abbiamo rischiato un bel petardo in testa per controllare che i mici della colonia fossero al sicuro, né mia madre ha dovuto fare contorsioni sotto il letto per tranquillizzare i gatti di casa. Nessuna ansia per uccelli e altri abitanti della collina, nessuna paura che si incendiasse tutto, solo un brindisi con un occhio aperto e uno chiuso per il sonno e per l’abbuffata, un bacio ai gatti e una bella dormita.

Ancora non posso credere che il Capodanno possa essere questo, un festeggiamento senza paura. A parlarne con estranei avrei paura di essere giudicata ridicola e ossessionata, ma qui su petsblog so di poter parlarne liberamente. Molti di voi hanno la mia stessa esperienza in fatto di Primi dell’anno, e altri, purtroppo, non hanno ancora provato la serenità di una notte di San Silvestro senza botti.

Il primo gennaio, ovviamente, ci siamo tutti svegliati con il solito bollettino di morti e feriti, e tra poco di sicuro avremo anche quello che registra i danni ad animali. Trovo già che sia miracoloso che, negli ultimi anni, ci si ponga il problema degli animali: è ancora vivida nella mia memoria l’immagine di mia nonna sul balcone che, ignorando sibili e scoppi, vigilava la situazione dall’alto, urlando ai vicini di cambiare traiettoria, almeno. Spero che il prossimo anno le amministrazioni che vieteranno i botti si moltiplichino senza fine, arrivando a coprire tutta la Penisola. Un passo alla volta, senza scoraggiarsi: le rivoluzioni più profonde sono quelle che non fanno rumore.

Foto | Flickr

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