Rinotracheite virale felina: sintomi e cura
Oggi parliamo di rinotracheite virale felina, cause, sintomi e cura.
Avete presente quando il gatto ha il raffreddore e gli colano naso e occhi? Ecco, si tratta di rinotracheite virale felina. E’ una patologia comune fra i gatti, provocata da un Herpesvirus del gatto, un virus a Dna noto come FRV o anche FHV-1. Si tratta di un virus estremamente contagioso, ma che non resiste granché nell’ambiente.
Anzi, a dirla tutta i comuni disinfettanti agiscono bene su di esso. Curiosamente, alle basse temperature può essere infettivo anche per cinque mesi, ecco perché d’inverno assistiamo a vere e proprie epidemie, mentre in un ambiente caldo e umido resiste per massimo un mesetto, se le temperature si alzano sopra i 54° si parla solo più di giorni.
Rinotracheite virale felina: contagio e modalità di trasmissione
Il FRV lo si trova con una certa frequenza nelle colonie feline, vuoi perché c’è un’alta concentrazione di mici, vuoi perché è molto contagioso. E’ vero che persiste nell’ambiente meno rispetto a un Parvovirus del cane, per esempio, però questo tempo è sufficiente perché molti animali vengano contagiati. E poi ci sono i gatti portatori. Uno dei motivi per cui questo virus è quasi impossibile da debellare nelle popolazioni feline è che molti di loro, anche dopo guariti, rimangono portatori e contribuiscono alla diffusione della malattia.
Avete presenti quei gatti che periodicamente hanno episodi di raffreddore che non si riesce a debellare con nessuna terapia? Ecco, molto probabilmente sono portatori. E sono molto più diffusi di quanto non pensiate: pensate che circa l’80% di gatti guariti apparentemente rimane portatore e di questi la metà circa elimineranno periodicamente il virus. Lo stato di portatore è caratterizzato di solito da fasi di latenza in cui il gatto apparentemente non ha sintomi, alternati a periodi di riacutizzazione della malattia in cui il gatto manifesta nuovamente i sintomi, in maniera più o meno intensa.
Durante la fase di latenza il virus non lo si ritrova nelle secrezioni nasali, ma durante la riacutizzazione sì. Basta uno stress minimo per scatenare di nuovo la malattia: una mostra, il trasporto in gattile, un accoppiamento, un parto. Di solito la riacutizzazione avviene una settimana dopo il fattore stressante e il gatto rimane infettivo per 1-2 settimane. Il problema è che come altri Herpesvirus, anche questo ha la capacità di andare a localizzarsi nelle cellule nervose: se va lì, una volta entrato, non ne esce più.
Tirando le somme, quali sono le vie di trasmissione del virus della rinotracheite virale felina? Queste:
- contatto con secrezioni o aerosol di gatti in fase acuta della malattia
- contatto con secrezioni o aerosol di gatti con la malattia in fase latente che si sta però riacutizzando
- infezione neonatale da madri con infezioni latenti durante l’allattamento (non è ancora stata dimostrata l’infezione per via transplacentare)
La rinotracheite virale felina può colpire gatti di qualsiasi età, sesso e razza, dando forme particolarmente gravi nei gattini, negli anziani o nei soggetti immunodepressi.
Sintomi dell’Herpesvirus del gatto
I sintomi della rinotracheite virale felina dipendono da diversi fattori, fra i quali i più importanti sono il ceppo virale coinvolto, la dose infettante, lo stato di salute e del sistema immunitario del gatto, un’immunità eventualmente già presente e anche la presenza o meno di malattia come la FIV e la FeLV.
Il periodo di incubazione della rinotracheite è di solito di 2-6 giorni, però se c’è poco virus infettante può prolungarsi per più tempo. Normalmente la malattia acuta dura 20 giorni, la mortalità non è alta, tranne in caso di gattini piccoli e di gatti adulti immunodepressi, tuttavia possono persistere lesioni gravi con danni permanenti a mucose e turbinati.
Ecco i principali sintomi della rinotracheite virale felina:
- starnuti frequenti
- inappetenza e ottundimento del sensorio
- febbre
- scolo nasale e oculare prima sieroso, poi purulento se sopraggiungono complicanze batteriche
- scialorrea (salivazione abbondante)
- congiuntivite con spesso arrossamento congiuntivale e chemosi
- dispnea e tosse nei casi gravi
- presenza di ulcere in bocca
- cheratite ulcerativa
- ulcere cutanee (raramente)
- polmonite virale (raramente)
- segni neurologici (raramente)
- aborto, più che altro per gli effetti debilitanti, non tanto per l’azione diretta del virus
Diagnosi della rinotracheite virale del gatto
Diciamo tranquillamente che a livello pratico la diagnosi di rinotracheite virale felina si fa sulla base dei segni clinici: se ho prevalenza di scolo oculonasale con starnuti, allora sarò di fronte a un Herpesvirus, se ho solamente la presenza di ulcere in bocca allora è più probabile che mi trovi di fronte a un Calicivirus, altra malattia virale capace di dare sintomi molto simili e di cui tratteremo in seguito.
E’ pur vero che esistono esami sierologici da fare, ma di solito hanno poca utilità all’atto pratico in quanto gli anticorpi delle vaccinazioni possono interferire con i loro risultati.
Cura e terapia della rinotracheite virale del gatto
Per quanto riguarda la terapia della rinotracheite del gatto, essendo ancora una volta di fronte a una malattia virale, bisogna prendere atto del fatto che non esiste un farmaco per curare direttamente l’infezione virale. Gli antivirali umani non servono a molto, tuttavia in caso di cheratite ulcerative ci sono degli appositi colliri che possono aiutare.
La terapia della rinotracheite mira a curare le infezioni secondarie e a migliorare lo stato di salute e nutrizione del gatto. Quindi ecco perché si utilizzano gli antibiotici, non per il virus, bensì per parare le infezioni secondarie. Qualcuno propone anche l’uso di decongestionanti nasali nelle prime fasi e di mucolitici nelle forme croniche, ma qui starà al vostro veterinario stabilire se e quando usarli.
In caso di rinotracheite virale è fondamentale la gestione del gatto. Prima di tutto bisognerà rimuovere più volte al giorno il muco che incrosta il naso, per consentire al gatto di respirare. Stessa cosa va fatta con gli occhi: quante volte capita di vedere un micino con rinotracheite trascurata, con palpebre sigillate dallo scolo purulento? Se le palpebre non vengono aperte e il pus eliminato più volte quotidianamente, quel pus finirà per erodere l’occhio del micio.
Importantissima è anche l’alimentazione. Ovviamente un gatto con raffreddore non sentirà gli odori e non vorrà mangiare. Ecco allora che saremo noi a dovergli fornire il cibo, ci sono appositi cibi studiati per cani e gatti in queste condizioni, qualcuno preferisce usare degli omogeneizzati: importante è che il gatto mangi qualcosina. Il cibo dovrebbe essere morbido, in quanto spesso la deglutizione in questi casi è parecchio dolorora. E un gatto malato di rinotracheite va tenuto in casa, ma questo non c’è bisogno di dirlo, giusto?
Profilassi e prevenzione: il vaccino per l’Herpesvirus del gatto
Vaccinare, vaccinare, vaccinare. Il giusto, si intende, senza esagerare. Visto che questa è una delle malattie dei gatti per cui essite una vaccinazione, perché non farlo? Ovviamente sarà il vostro veterinario a proporvi il piano vaccinale più adatto al vostro gatto. Normalmente si fa un primo vaccino all’età di due mesi, con un richiamo dopo quattro settimane e poi annuali. Altra precauzione da adottare sarà quella di evitare di introdurre gatti in una colonia o in una casa dove siano presenti altri gatti, senza prima avergli fatto seguire una sorta di quarantena: lo si tiene in una stanza separata per qualche settimana, in modo da controllare che non abbia malattie in incubazione che possa trasmettere a tutti gli altri.
Per quanto riguarda la vaccinazione a gatti già malati di FIV e FeLV, qui la situazione è più controversa. Da un lato abbiamo chi sostiene che sia controproducente vaccinarli, in quanto il loro sistema immunitario è già compromesso e quindi non è il caso di andare a sovraccaricarli ulteriormente. Dall’altra parte abbiamo chi sostiene che in determinate condizioni, vaccinarli possa aiutarli a evitare ulteriori contagi. Questo vale soprattutto per gatti che stanno fuori o in gattile, quindi più a rischio. Queste decisioni dovrete concordarle insieme al vostro veterinario: per ogni caso verrà valutato il rapporto beneficio/rischio e si sceglierà di conseguenza. Di sicuro, se si decide di vaccinare un gatto FIV e FeLV positivo, bisognerà adottare la precauzione di scegliere un vaccino inattivato, onde evitare di scatenare accidentalmente la malattia.
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.
Foto | Brunifia – Jon Haynes Photography – Pmarkham – Mcsquishee – Jeffrey Beall