Gattari da legare: Bambini educati, gatti ruffiani
Ogni tanto capita che qualche bimbo sappia avvicinarsi correttamente a un gatto.
Questa settimana ho assistito a un miracolo: un bambino di 18 mesi che, trovandosi per la prima volta a diretto contatto con un gatto, si è comportato meglio di un adulto. Naturalmente sono di parte, perché è il figlio di una mia amica, ma sarò imparziale nella cronaca dell’avvenimento!
Mano nella mano con la madre, si è improvvisamente trovato nella terra promessa dei bambini: cani, gatti e giardino. I miei gatti sono dei ruffiani, sapevo quindi di poter contare sulla loro collaborazione. La deliziosa polpettina bipede si è avvicinata a uno di loro (uno dei neri, intenditore…) con calma e senza urlare. Gli ha accarezzato con delicatezza la coda e poi, chinandosi, ha dato un bel bacio al micione, con trasporto ma con discrezione. Il gatto ha immediatamente iniziato a strusciarsi entusiasta sulle gambette del bimbo divertito.
Il mio cuore di zia si è ulteriormente sciolto. Le mie esperienze pregresse erano di ben altro tipo: bambino esagitato punta il gatto, si fionda sul gatto, afferra il gatto, il gatto graffia me, secondo una misteriosa sequenza causa- effetto che vede me come vittima invece dell’ossesso urlante.
Non so se avete mai visto la scena di Così parlò Bellavista in cui Riccardo Pazzaglia racconta, per l’ennesima volta e con gusto tutto partenopeo, gli eventi che hanno portato al furto della sua auto nell’episodio del cavalluccio rosso. Ecco, da ieri io racconto più o meno allo stesso modo e a tutti quelli che mi capitano a telefono la stessa scena: “Dunque, dovete sapere che sono venuti a trovarmi due miei amici col figlio. Mi dovete credere, ho assistito a un miracolo…”.
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