Gattari da legare: Siamo in mezzo a voi
A volte mi capita di incrociare qualcuno, in un negozio o alle poste. Un’occhiata furtiva, dei graffi sulle mani, dei peli sulla giacca, una valutazione rapida e un lampo negli occhi: so chi sei, e sai che io so. Camminiamo tra di voi, apparentemente siamo identici a voi, ma abbiamo un segreto: siamo degli iniziati.Il […]
A volte mi capita di incrociare qualcuno, in un negozio o alle poste. Un’occhiata furtiva, dei graffi sulle mani, dei peli sulla giacca, una valutazione rapida e un lampo negli occhi: so chi sei, e sai che io so. Camminiamo tra di voi, apparentemente siamo identici a voi, ma abbiamo un segreto: siamo degli iniziati.
Il gattaro, in realtà, è facilmente riconoscibile. Essendo una categoria stramba e, a volte, da evitare, vorrei aiutare i non adepti a identificarci tra la folla. Primo segnale: se una donna ha una gonna e indossa dei collant chiari, portando in giro degli stinchi che sembrano dei pastori bergamaschi, probabilmente non ha problemi di irsutismo, ma di gatti coccolosissimi.
Secondo segnale: se la persona seduta davanti a voi in treno ha un cuscinetto di peli bianchi integrato nei calzoni, si sarà seduto sulla sedia del gatto per allacciarsi le scarpe prima di uscire. Terzo segnale: la ragazza inginocchiata per strada sotto le cassette della frutta accatastate all’esterno del supermercato non ha perso l’orecchino, ma cerca l’autore del miagolio che solo lei ha sentito.
Un ultimo consiglio: mai attaccare discorso con un gattaro sconosciuto: ne trarrete piacere solo se già siete gattari. In caso contrario, porterete a casa solo sguardi di commiserazione e mezze frasi scontrose. Se proprio volete attaccar bottone, non pronunciate mai frasi del tipo “i gatti saltano ovunque” o “i gatti sono agilissimi”, “il gatto si affeziona di più alla casa” e “che animale misterioso”: verrete scoperti e congedati immediatamente. Il gattaro è logorroico solo coi propri simili, solo con chi sa.
Foto | Flickr