“C’è un cane lurido”, clienti lasciano ristorante. La proprietaria: “Soldi ben persi”
In un ristorante clienti indignati abbandonano la sala perché "C'è un cane lurido". E la proprietaria del ristorante ribatte: "Sono soldi ben persi".
Questa vicenda si svolge a Schio, in provicina di Vicenza. Nella cassetta della posta del ristorante Nonno Egidio, arriva una lettera, rigorosamente anonima, sia mai che chi scrive queste cose ci metta mai la faccia, in cui il mittente, pieno di risentimento, scrive: “Entrati al ristorante per prenotare un addio al celibato con 30 persone. Dopo aver visto però il cane bastardo che gira per la sala e il bar, ci siamo guardati in faccia e siamo usciti senza proferire parole”. E ancora: “Abbiamo prenotato in un altro locale lì vicino, privo di luridi animali che girano per la sala”.
Come dicevamo, il testo era anonimo, i leoni da tastiera sono tali anche in altri ambiti della loro vita, sempre pronti ad insultare e a vomitare ingiurie gratuitamente, ma protetti dall’anonimato. Un gesto di intolleranza gratuito, proveniente da persone che, evidentemente, non sono in grado di proferire opinioni senza insultare o essere aggressivi.
Marta Benetti, la titolare del ristorante, ha così commentato: “Mi sto chiedendo anch’io se sia una storia vera oppure no, perché sia io che i miei collaboratori non ci ricordiamo di queste persone”. Poi la Benetti ha confermato che nell’appartamento al di sopra del ristorante, di solito si trova Ariel, una piccola meticcia di sua proprietà. Ogni tanto capita che Ariel venga a fare un saluto in sala, ma è sempre stata coccolata da tutti. Nella lettera, gli indignati ex clienti hanno anche avuto il coraggio di rinfacciare quei 1040 euro che il locale avrebbe perso, quasi come se per i loro soldi un ristoratore fosse costretto a tollerare di tutto. Marta Benetti, dal canto suo, ha voluto ribadire che “sono i 1040 euro più ben persi nella mia vita. Nel mio locale gli animali sono ammessi”. Anche le associazioni animaliste si sono schierate dalla parte della donna.
Ecco il post di Marta Benetti su Facebook con la lettera incriminata:
Via | La Stampa
Foto | janitors – profilo Facebook di Marta Benetti