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Disfunzione cognitiva nel cane e gatto: è simile all’Alzheimer dell’uomo?

Uno studio ci spiega similitudini e differenze fra la disfunzione cognitiva nel cane e gatto e l'Alzheimer nell'uomo.

Disfunzione cognitiva nel cane e gatto: è simile all’Alzheimer dell’uomo?

Disfunzione cognitiva nel cane e gatto – Lo studio dal titolo “Identification and management of cognitive decline in companion animals and the comparisons with Alzheimer disease: A review”, Julie Cory. J Vet Behav. July/August 2013; 8 (4): 291-301 ha messo in luce le similitudini e differenze fra la disfunzione cognitiva nel cane e gatto e l’Alzheimer nell’uomo. Ci sono infatti molti elementi in comune fra i due tipi di patologia. Andiamo dunque a vedere quali sono e cosa questo vuole dire.

Disfunzione cognitiva nel cane e gatto e Alzheimer

Lo studio in questione ha messo in luce come nei disturbi cognitivi di cane, gatto e uomo ci siano variazioni sia dell’interazione sociale che sia nella capacità di gestire la vita di tutti i giorni. In generale prima della diagnosi di disfunzione cognitiva si hanno problemi di stress, ansia e anche stato confusionale.

Sembra che l’ambiente sia in grado di influenza la progressione della disfunzione cognitiva o predisponendo alla malattia o riducendola. Per esempio l’infiammazione provocata dai rumori troppo forti o dall’inquintamento possono danneggiare il cervello e favorire lo sviluppo delle placche di amiloide.

Disfunzione cognitiva nel cane e gatto: cosa fare?

Essendo una malattia progressiva, una volta che si manifesta non si può arrestare del tutto la disfunzione cognitiva (tradotto: il cane e gatto non guariscono da questa malattia), ma si può cercare di rallentarne la progressione. E qui arrivano le differenze. In medicina umana si usano di più farmaci inerenti i trasmettitori chimici, mentre in medicina veterinaria si usano i vasodilatatori cerebrali. Inoltre in veterinaria si usano anche parecchio acidi grassi omenga 3, carnitina e antiossidanti per rallentare la malattia.

Importante è agire ai primi sintomi e non sottovalutarli: molti cani e gatti che si comportano in maniera strana perché “sono vecchi”, in realtà potrebbero star manifestando i sintomi di una disfunzione cognitiva, quindi non un semplice problema di vecchiaia, ma una vera e propria malattia.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

Foto | lexiestevenson

Via | Journal of Veterinary Behaviour

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