Trauma cranico in cani e gatti: le prime terapie
Quali sono le prime terapie da adottare in caso di trauma cranico nel cane e gatto? Eccole.
Trauma cranico nel cane e gatto – Al Congresso Scivac di Rimini sono state riportate le linee guida per il trattamento del trauma cranico nei cani e gatti. Si è visto che in cani e gatti politraumatizzati il trauma cranico è presente rispettivamente nel 25% e nel 42% dei casi. Inoltre la presenza di trauma cranico è sempre indice prognostico negativo, con tasso di mortalità che nel cane varia fra il 18 e il 24%. Andiamo dunque a vedere quali sono le terapie che il veterinario mette in atto a causa del trauma cranico e perché le mette in atto.
Trauma cranico nel cane e gatto: danni e diagnosi
Il problema del trauma cranico è che l’agente esterno che lo ha provocato causa secondariamente la distruzione del tessuto cerebrale sia per danno primario che per danno secondario (primario per esempio è la botta in testa, secondario è il danno cerebrale da shock e ipossigenazione). Di solito cani e gatti con trauma cranico hanno anche altri sintomi come ipossiemia, ipoventilazione e shock ipovolemico. Tutti questi sintomi già da soli possono provocare morte del pet, tuttavia possono anche peggiorare il trauma cranico provocando danno secondario.
La diagnosi di trauma cranico si fa prima tramite anamnesi ed esame fisico, tuttavia per la conferma c’è bisogno in prima battuta della TAC. La RM la si fa quando si hanno pazienti con TAC normale, ma che non rispondono alla terapia.
Trauma cranico nel cane e gatto: terapia
La terapia del trauma cranico nel cane e gatto di solito è mirata a controllare il danno secondario. Quindi bisogna stabilizzare l’apparato cardiovascolare e respiratorio con fluidi in vena, farmaci cardiaci e ossigenoterapia. In questi casi bisogna sempre tenere sollevata la testa del pet di almeno 30 gradi, in modo da favorire il reflusso venoso, favorire la vascolarizzazione del cervello e ridurre così il rischio di aumento della pressione intracranica. Per l’ossigenoterapia meglio le gabbie a ossigeno o l’intubazione rispetto al sondino nasale e si fa solo se necessario per evitare iperossigenazione.
Per i fluidi da usare per via endovenosa si usano di solito il mannitolo e la soluzione salina ipertonica, non i colloidi. Questo per evitare che si sviluppi edema cerebrale. Per l’analgesia e il controllo del dolore si usano gli oppioidi rapidi come il fentanyl, mentre di solito sono controindicati i cortisonici in quanto provocano iperglicemia, ritardano la guarigione dei tessuti, provocano ulcere allo stomaco e immunosoppressione e peggiorano in generale la prognosi.
Almeno dodici ore dopo il trauma cranico bisogna cominciare a nutrire il pet o per via orale o per via parenterale. Bisogna anche ricordarsi di aggiungere dei procinetici alla terapia perché la motilità intestinale è ridotta. Bisogna poi controllare gli elettroliti ogni 12 ore per valutare lo sviluppo di ipernatremia, iperpotassiemia, iponatremia e ipomagnesemia. Solo nei casi gravi si interviene con l’apertura del cranio decompressiva. Va da sé che pazienti con trauma cranico non possono essere gestiti nelle prime fasi a casa a meno che non abbiate l’apparecchiatura per l’ossigeno, non sappiate fare prelievi e mettere cannule, non abbiate apparecchiature per misurare gli elettroliti e tutto il resto e non siate in grado di fare un esame neurologico visto che il pet va monitorato 24 ore su 24.
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.
Foto | anjanettew