Farmaci Veterinari: una lettera aperta dei Medici Veterinari per ridurne i costi
I Medici Veterinari si sono mobilitati per chiedere la riduzione dei costi dei Farmaci Veterinari. Verranno ascoltati?
Farmaci Veterinari – Era nell’aria già da tempo, ma finalmente la lettera aperta dei Medici Veterinari per chiedere la riduzione e il controllo dei costi dei farmaci ad uso veterinario è stata spedita sia all’Aisa (il consorzio di aziende italiane e multinazionali che si occupano dei farmaci ad uso veterinario) che al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Duecento medici veterinari hanno sottoscritto tale lettera, scritta dal medico veterinario Oscar Grazioli. Il problema è che i medici veterinari sono obbligati per legge a prescrivere i farmaci veterinari là dove esistenti, non possono prescrivere i principi attivi come invece fanno i loro colleghi umani, pena salatissime multe.
E tutto ciò si traduce in un aumento dei costi sia per il veterinario che per il proprietario. Ecco cosa si legge nella lettera di Oscar Grazioli: “Negli ultimi anni sono entrati in commercio numerosi farmaci per uso veterinario, con proprietà antidolorifica e antiinfiammatoria, cosiddetti painkiller e tale dato, apparentemente positivo, comporta invece una situazione drammatica, qualora se ne prenda in considerazione il costo rispetto agli omologhi per uso umano”. Per esempio il Meloxicam ad uso veterinario costa venti volte di più quello umano, il Ketoprofene novanta volte di più, dalle tre alle cinque volte di più gli oppiacei. I veterinari chiedono una politica dei prezzi più equa per i farmaci ad uso veterinario. Poi Oscar Grazioli aggiunge: “Quasi tutti i farmaci iniettabili per uso veterinario, poi, anziché nelle comode fiale monouso umane vengono commercializzati in flaconi multi dose. Possono avere una scadenza di anni, che diventa di appena 28 giorni dal momento dell’apertura. Così, anche se si usa una sola dose, inizia il conto alla rovescia per gettare l’intera confezione, e, in assenza di qualsiasi organo di controllo governativo o amministrativo sui prezzi dei farmaci, la logica del business fa il bello e il cattivo tempo”.
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Il problema è duplice. Da una parte abbiamo veterinari che non possono prescrivere in scienza e coscienza i farmaci, ma devono obbligatoriamente seguire la cascata e prescrivere i farmaci ad uso veterinario (il che vuol dire che se per una determinata patologia la cascata prevede che si usi la molecola A e la molecola B, se io voglio usare la molecola B esistente solo in forma umana, ma esiste in commercio la molecola A per uso veterinario, anche a parità di efficacia io sono obbligata a prescrivere la molecola A), pena salatissime multe. Ciò vuol dire costi maggiori per i proprietari che spesso non possono permettersi di spendere tali cifre e quindi finiscono per non curare i loro pet, cosa che talvolta ne comporta anche la morte. Dall’altra parte abbiamo spese gestionali maggiori per i veterinari che, anche volendo venire incontro ai proprietari, non possono in quanto i farmaci ad uso ambulatoriale da loro comprati hanno dei costi esorbitanti.
” title=”Cosa vuol dire in pratica questo costo elevato dei farmaci veterinari?”]
Via | Repubblica
Foto | linuxlibrarian