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La tigna nel gatto: micosi del gatto spelacchiato

Ecco una guida sulla tigna nel gatto spelacchiato; vediamo cos'è, i sintomi e le cure e la prevenzione del contagio, quali farmaci per le micosi del gatto.

La tigna nel gatto: micosi del gatto spelacchiato

Gattino micosi

Oggi andremo a parlare di una malattia molto temuta, la tigna nel gatto. Il termine medico più corretto sarebbe micosi o dermatofitosi, tuttavia molto spesso la sentiamo chiamare con il termine più popolare di tigna.

Il problema della tigna è che è contagiosa per l’uomo: ecco perché tutti i proprietari sono particolarmente scrupolosi e attenti al riguardo. Se è vero che la micosi cutanea non è un problema invalidante o che mina la nostra salute, è un disturbo fastidioso, spesso lungo da curare. Andiamo dunque a conoscere le cause della tigna (parlando soprattutto di M. canis e T. mentagrophytes), i sintomi, la diagnosi, la pericolosità per l’uomo e la sua terapia e cura.

Cos’è la tigna

La tigna è una malattia cutanea provocata dai più specie di miceti cheratinofilici. Bisogna precisare che il mantello di cani e gatti ospita numerose muffe e lieviti: fra di essi ricordiamo Alternaria, Aspergillus, Penicillium, Rhizopus, Trichoderma e Cladosporium, ma quelli che a noi interessano in questo caso sono i dermatofiti come Microsporum canis, M. gypseum, M. vanbreuseghemi, Trichophyton verrucosum, T. mentagrophytes, T. rubrum e Epidermophyton. Spesso molti dei nostri gatti sono solamente dei portatori sani di spore di dermatofiti, il che significa che non sono malati, non presentano lesioni, ma contribuiscono a diffondere la malattia nell’ambiente.

Nella maggior parte dei casi clinicamente manifesti di dermatofitosi, i patogeni interessati erano M. canis, T. mentagrophytes in primis, seguiti poi a ruota da M. Gypseum. Dobbiamo considerare due fattori: il primo è che occasionalmente o raramente, anche altre specie sono state rilevate su cani e gatti sintomatici o portatori; in secondo luogo che la prevalenza delle infezioni vere e proprie causate da uno di questi agenti patogeni varia molto a seconda della regione geografica di residenza.

Nei gatti possiamo tranquillamente sostenere come il 90% delle dermatofitosi sia sostenuta da M. canis, mentre M. gypseum pare più diffuso nelle regioni tropicali e sub tropicali essendo la sua diffusione strettamente correlata alla stagione. In linea generale, tutti i dermatofiti tendono ad infettare maggiormente durante l’estate e l’autunno, il caldo umido è il loro pabulum preferito.

Riconoscere una macchia di tigna nel gatto spelacchiato

Gatto area alopecica

Abbiamo capito quale sia la causa della tigna o dermatofitosi. Ma come facciamo a capire se quella macchia senza pelo che vediamo nel mantello del nostro micio è un fungo o meno? Beh, a dire il vero ci vorrebbe il veterinario per darvi la conferma matematica, però qualche sospetto potete farvelo venire.

Sono più colpiti normalmente i gatti a pelo lungo e quelli giovani, anche se a dire la verità si vedono lesioni di tigna su ogni tipologia di gatto e di età. Ovviamente le condizioni di sovraffollamento dei gattili o delle colonie feline sono terreno ideale per la diffusione delle spore. Tipica la presenza della tigna nei gattini appena arrivati a casa: il loro sistema immunitario non è ancora in grado di contrastarla e il fatto magari di aver vissuto in strada o in colonie feline sovraffollate, fa sì che più facilmente possano essere portatori della malattia o malati essi stessi. Per questo motivo quando si porta a casa un nuovo gattino, bisognerebbe tenerlo in quarantena, onde evitare di infettare tutti gli altri mici di casa.

La tigna nel gatto si manifesta solitamente con i seguenti sintomi:

  • alopecia irregolare a chiazze se in forma diffusa oppure classica area tondeggiante priva di pelo, arrossata, leggermente pruriginosa, con il pelo che viene via a ciocchette
  • area squamosa con minor grado di alopercia, ma rottura del pelo
  • aree rotondeggianti con forfora
  • dermatite miliare
  • dermatite pruriginosa focale o multifocale (cioè in un punto o in più punti)
  • onicomicosi (la micosi interessa le unghie)
  • dermatite granulomatosa (rara, si tratta della formazione di noduli dermici ulcerati e ben circoscritti)

Vale la pena spendere due parole di approfondimento sulla dermatite granulomatosa: è rara, ma particolare. Spesso nei gatti colpiti da questa forma, si rileva la presenza di più ceppi di M. canis. Queste lesioni sono state chiamate micetomi o pseudomicetomi o granulomi di Majocchi. In questo caso, la progonosi di questa forma è infausta.

Micosi del gatto

Due considerazioni. Se vedo improvvisamente un’area senza pelo nel mio gatto, faccio subito un salto dal veterinario. Se è vero che qualche riga più in su ho detto che normalmente la micosi non è una malattia mortale, ciò non significa che devo aspettare a curarlo che la micosi si sia estesa a tutto il gatto, va da sé che se inizio a trattare la lesione prima che si diffonda sulla maggior parte del micio ci impiegherò meno tempo, ma se devo curare una tigna generalizzata, ci metterò parecchio tempo, impegno e soldi.

Seconda considerazione, qualsiasi area senza pelo conviene farla vedere il prima possibile: magari è una tigna, ma magari è qualcos’altro. O magari sono entrambe le patologie insieme. Ricapitolando: vedo un’area rotondeggiante o a margini irregolari, senza pelo, arrossata, pruriginosa, ecco che posso ipotizzare una micosi.

Occhio poi alle infezioni duplici. Spesso capita che su una normale dermatite di origine batterica o traumatica, arrivino le spore dei funghi, che sono dei patogeni opportunisti (approfittano di un attimo di debolezza del sistema immunitario o di lesioni pre esistenti) a colonizzare e complicare il quadro iniziale. Ma può accadere anche il contrario, cioè un fungo che viene contaminato secondariamente dai batteri, magari a causa del gatto che si gratta di continuo. In questo caso non è affatto semplice stabilire quale dei due problemi sia iniziato per primo.

Come curare la tigna nei gatti in casa

Prima di curare la tigna nel gatto, devo essere sicuro che lo sia veramente. Ecco che allora, dopo aver imparato a riconoscere la micosi, porto il micio dal veterinario. Questi, sulla base del sospetto clinico, vi proporrà diversi test. Prima di tutto prenderà del pelo e delle squame e le esaminerà col microscopio: se si è molto fortunati, si vedono le spore nel vetrino. Passo successivo è utilizzare la lampada di Wood: è una lampada particolare che emette una luce bluette molto graziosa, la quale permette talvolta di evidenziare le spore nel pelo. Tuttavia una negatività non esclude la patologia. Infine si può optare per la coltura micotica: si prendono peli, squame o raschiati di unghia e li si mette su delle apposite piastre dove, se ci sono delle spore fungine, si vedranno crescere delle colonie che potranno essere esaminate al microscopio. L’esame istologico, invece, non è così sensibile come la coltura.

Micosi del gatto: farmaci

Adesso abbiamo la nostra diagnosi, ma come curiamo il gatto? La terapia della tigna nel gatto si basa su due capisaldi:

  • terapia topica: consiste nel tosare il gatto, per eliminare la maggior parte delle spore e consentire un controllo ambientale. Tuttavia non molti proprietari sono disposti a far rasare il proprio micio ed ecco che arrivano in nostro soccorso dei bagni medicati appositi, da fare seguendo le prescrizioni precise del veterinario. Controversa l’applicazione di pomate o lozioni topiche: premesso che possono funzionare su lesioni singole ed isolate, il guaio è che spesso il gatto si lecca il prodotto non solo non consentendogli di funzionare, ma finendo anche per irritare maggiormente la lesione
  • terapia sistemica: ci sono diversi farmaci da utilizzare per via orale per il trattamento della tigna nel gatto. Sarà cura del vostro veterinario prescrivervi quelli più indicati per il vostro micio, considerando il suo stato di salute, ma il consiglio è quello di usare i prodotti per uso veterinario, in quanto sono meglio tollerati dai gatti. Lo so, costano di più, ma i farmaci umani in questo caso hanno maggiori effetti collaterali, soprattutto a livello epatico

Altro fattore da considerare è il controllo ambientale. Il guaio sono le spore che ci sono nell’ambiente: per questo motivo in caso di micosi nel gatto, passare costantemente l’aspirapolvere in casa, seguito poi da una pulizia approfondita con biossido cloro stabilizzato o con soluzione di candeggina diluita 1:10.

Come si trasmette la tigna

Veniamo alle note dolenti. Come si trasmette la tigna? Dunque, il semplice contatto basta a trasmettere la micosi, ma è anche possibile la trasmissione tramite pelo infetto o con oggetti contaminati. Il periodo di incubazione di solito varia da 1 a 3 settimane. Tuttavia anche qui ci sono delle precisazioni da fare. Prima di tutto, i dermatofiti sono funghi ubiquitari. Il che significa che si trovano dappertutto: non si trovano solamente sul pelo dei nostri animali, ma nel terriccio, nelle docce delle palestre, nelle piscine, sul bancone del bar, sui sedili degli autobus e via dicendo. Qualsiasi superficie può ospitare le spore delle micosi e se non ci appoggiamo la mano sopra, possiamo diventare noi stessi portatori.

Questo fatto apre la strada a una constatazione molto semplice: la micosi è una zoonosi, il gatto la può attaccare a noi, ma anche noi possiamo attaccarla al gatto. Inoltre non è detto che se rileviamo su di noi una micosi sia stato per forza il gatto a trasmettercela. Se il gatto in questione risulta negativo alla coltura, significa che lui non è il portatore e che noi abbiamo preso le spore altrove, ma attenzione perché a questo punto possiamo portargliela noi.

Il contagio all’uomo

Nell’uomo il contagio con la tigna avviene perché veniamo in contatto con le spore dei dermatofiti. Però non è che ogni volta che una spora ci si attacca addosso sviluppiamo la malattia, altrimenti i veterinari sarebbero costantemente affetti da micosi. Normalmente il nostro sistema immunitario, come quello dei gatti d’altra parte, è in grado di contrastare e tenere sotto controllo l’infezione, tanto che in molti casi la tigna è autolimitante. Ciò non toglie che nei gatti si tenda a trattarla sempre e comunque, per il semplice fatto che sono facili le complicazioni secondarie o perché magari una guarigione spontanea richiederebbe troppo tempo.

Ma stavamo parlando dell’uomo. Se per qualche motivo entriamo in contatto con delle spore di dermatofiti subito dopo un periodo in cui siamo stati immunodepressi, magari per una brutta influenza (o per chemioterapia o per trattamenti immunosoppressivi come nel caso di trapianti) e non abbiamo l’accortezza di farci la doccia entro 24 ore o di cambiare gli abiti giornalmente, ecco che potremmo contrarre la micosi. Per esempio, io ho preso la micosi solo due volte in tutta la mia vita e vengo a contatto giornalmente con gatti che ce l’hanno, ma tutte e due le volte avevo appena avuto l’influenza.

Altra considerazione da fare è la tipologia di pelle. Normalmente la pelle delicata dei bambini è più sensibile, seguita dalle donne, mentre gli uomini paiono normalmente più resistenti. Inoltre ci sono dei fattori soggettivi: ci sono persone che prendono il fungo, mettono le apposite creme per un paio di volte e guariscono e ci sono altri (me inclusa) che ci mettono un mese.

Per quanto riguarda le lesioni, normalmente iniziano come piccole papule pruriginose che uno scambia per brufoli o punture di insetti. Grattandole, nel giro di pochi giorni le vedremo allargarsi, diventare rilevate, con una classica forma tondeggiante. Passano ancora un paio di giorni e avremo la classica lesione tondeggiante, rilevata sul bordo, leggermente affossata al centro.

Gatto portatore sano della tigna

Gatto persiano

Parlavamo prima di gatto portatore sano della tigna. Cosa significa? In pratica vuol dire che quel gatto trasporta sul pelo le spore dei dermatofiti, ma non ha neanche una minima lesione: il veterinario lo guarda da ogni parte, ma il pelo è tutto al suo posto, non ci sono chiazze alopeciche, arrossamenti, le unghie sono perfette. Per evidenziare queste spore posso fare esattamente come ho fatto prima: usare delle colture o la lampada di Wood. Per quanto riguarda la coltura, non essendoci una lesione specifica da esaminare, normalmente si aggira il problema passando un pettinino a denti fini fra il pelo, in modo da raccogliere le spore e poi impiantarle nel terreno di coltura.

A questo punto, se scopro che il gatto è portatore, da una parte posso essere felice perché il suo sistema immunitario sta funzionando egregiamente, ma dall’altra ho il problema della diffusione delle spore nell’ambiente. Sarà cura del veterinario a questo punto valutare l’entità del problema e prescrivere al micio eventuali bagni medicati.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | NotoriousxlAmbatronMagnus Brath

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