
Scoperta incredibile nel fondo dell'oceano: una nuova specie di pesce (petsblog.it)
I ricercatori dell’Università dell’Australia occidentale hanno scoperto una nuova specie di pesce nella fossa oceanica Izu-Ogasawara.
Recentemente, un team di ricercatori dell’Università dell’Australia Occidentale ha fatto una scoperta straordinaria nel corso di un progetto di esplorazione oceanografica che si protrae da diversi anni.
Grazie a un’operazione di ricerca condotta nella fossa oceanica delle Izu-Ogasawara, situata al largo delle coste giapponesi, è stata identificata una nuova specie di pesce lumaca, denominata Pseudoliparis belyaevi. Questo avvistamento non solo è affascinante per la sua unicità, ma rappresenta anche un importante traguardo nel campo della biologia marina e dell’ecologia oceanica.
La nuova specie, ecco di cosa si tratta
Le immagini e i video catturati durante questa spedizione mostrano un pesce che presenta caratteristiche morfologiche piuttosto insolite. Con un corpo dalla superficie liscia e di colore biancastro, il Pseudoliparis belyaevi ricorda un mollusco privo della sua conchiglia o, per chi ha familiarità con gli stadi larvali degli anfibi, un girino. Ciò che rende questa scoperta ancora più significativa è il fatto che questi pesci nuotano a una profondità record di 8.336 metri, rendendoli i pesci più profondi mai avvistati nella storia della scienza.
Per realizzare queste riprese straordinarie, gli scienziati hanno utilizzato sommergibili senza equipaggio, progettati per resistere a pressioni estreme, fino a 800 volte superiori a quelle che si trovano sulla superficie del mare. Questi veicoli sottomarini sono dotati di:
- Telecamere avanzate
- Bracci robotici per interagire con l’ambiente circostante
- Esche strategicamente posizionate per attirare i pesci
In questo modo, i ricercatori sono riusciti a ottenere filmati e dati preziosi sulla vita abissale.
Ruolo ecologico del Pseudoliparis belyaevi
Durante le osservazioni, è emerso che i Pseudoliparis belyaevi si trovavano nei pressi di resti di mammiferi marini deceduti, suggerendo che svolgono un ruolo ecologico cruciale all’interno del loro habitat. Infatti, gli esperti ipotizzano che questi pesci possano fungere da spazzini, contribuendo a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema abissale.

Attraverso le riprese, è stato possibile misurare la lunghezza media di questi pesci, che si attesta intorno agli 11 centimetri. Un’altra caratteristica affascinante è che molti di questi esemplari sembrano essere ciechi, ma compensano questa mancanza con un olfatto molto sviluppato, che consente loro di orientarsi e trovare cibo in un ambiente così ostile e buio.
Il professor Alan Jamieson, capo della spedizione, ha condiviso le motivazioni che hanno spinto il suo team a intraprendere questa avventura. Ha espresso preoccupazione per il disinteresse generale nei confronti delle creature abissali, sottolineando che, nonostante l’importanza ecologica di questi habitat e la loro biodiversità unica, gli scienziati che si dedicano a studiarli sono ancora una minoranza.
L’importanza della ricerca oceanografica
Jamieson ha sottolineato che gran parte del timore e del rispetto nei confronti degli abissi oceanici deriva dall’inesperienza dell’umanità nei confronti del mare. La speranza è che la scoperta del Pseudoliparis belyaevi possa fungere da catalizzatore per una maggiore curiosità e interesse verso ciò che si trova sotto la superficie. La scoperta di questo pesce lumaca potrebbe dunque rappresentare un passo importante per la scienza e per la conservazione degli ecosistemi marini.
In questo contesto, è fondamentale che la comunità scientifica e il pubblico collaborino per promuovere la consapevolezza riguardo all’importanza delle ricerche oceanografiche. Solo comprendendo il valore delle profondità marine possiamo sperare di preservare questi habitat unici e le loro biodiversità, garantendo un futuro sostenibile per il nostro pianeta.