Per molti i randagi sono solo “soldi”
Le staffette dei cani sono diventate un vero e proprio affare d'oro per molti personaggi ma certo non per i cani.
Dietro l’assistenza e la cura dei cani randagi a volte si cela un vero e proprio business. Ci sono associazioni di volontari che, in maniera del tutto gratuita, impiegano tempo, risorse e soldi per aiutare i cani (o gatti) randagi ma, dall’altra parte, ci sono persone senza alcuno scrupolo che sulla pelle dei cani lucrano senza farsi alcun genere di problema morale. Purtroppo, in “supporto” a queste persone, c’è anche la legge che permette tutto questo.
Come saprete, la situazione randagismo nel Sud Italia è drammatica. Oramai è diventata emergenza cronica perchè le istituzioni non fanno nulla (o fanno pochissimo) per arginarla. Nessuna campagna di sterilizzazione e reimissione dei cani sul territorio dopo la cattura sono solo due degli esempi di pessima gestione del problema.
Tutto questo si traduce in canili sovraffollati che, in molti casi, diventano veri e propri canili lager dove il “gestore” prende i soldi dal comune (si parla di circa tre euro al giorno per ogni cane) abbandonando gli animali in strutture fatiscenti con cibo di scarsa qualità e senza nessun tipo di cura veterinaria. Inutile dire che fine fanno tutti i soldi che il “gestore” non spende per i cani!
Adesso sul sito de Il Fatto Quotidiano leggiamo anche di un nuovo modo di fare soldi a discapito degli animali: le staffette. Attenzione però, anche qui c’è da fare un distinguo: qui non parliamo di staffette organizzate gratuitamente da volontari e amici che, dopo l’adozione, portano il cane da sud a nord per portarlo nella sua nuova casa, qui si parla di staffette di vari canili del sud che, ritrovandosi sovraffollati, organizzano veri e propri trasferimenti di decine di cani in camion spesso non a norma. In ballo ci sono una decina di “corrieri” che in maniera molto discutibile si preoccuperebbero di fare le staffette.
Parliamo di numeri: queste “società” fanno pagare (spesso in nero) dai 30 ai 100 euro a cane nel caso a pagare sia un’associazione o l’adottante. Nel caso siano i comuni, invece, si va dai 100 ai 400 euro. Alcuni comuni siciliani hanno sborsato anche 10.000 euro per un trasferimento di 100 cani durante l’anno. Sempre dall’articolo de Il Fatto Quotidiano apprendiamo quanto successo durante uno dei viaggi di uno dei corrieri nell’occhio del ciclone. Chiara Notaristefano, ex agente immobiliare e fondatrice dell’associazione “Mamma Chiara Animal Onlus” è al centro di aspre critiche per la gestione dei trasferimenti. Una volontaria leccese aveva contattato Notaristefano per un trasferimento Lecce-Savona. Tale viaggio è durato oltre trenta ore! Notaristefano disse che il ritardo era dovuto allo scoppio di uno pneumatico ma Diego Musiani (supponiamo un’altro volontario anche se sull’articolo non è specificato), che era con lei sul camion racconta particolari ben diversi sull’accaduto:
All’altezza di Fiano Romano ci scoppiò una gomma e chiamammo l’Aci. In carrozzeria ne approfittammo per far scendere i cani (che fino a quel momento non avevano mangiato), ma alcuni rimasero sul camion. Notai tracce di candeggina in alcune ciotole per l’acqua. A Piacenza ci accorgemmo che Elisir, un bulldog inglese, era morto. Mi disse di portarlo in una clinica veterinaria di Monza, dove il cane fu congelato prima che l’adottante potesse chiedere l’autopsia.
La Notaristefano è accusata anche della morte di un altro cane, Jango, durante la staffetta del 22 luglio. Caricato a Caltanissetta e diretto in Lombardia, durante il viaggio il cane si ferisce in gabbia e perde sangue. Durante una tappa ad Agrigento per far salire altri cani, Notaristefano se ne accorge e lo porta da un veterinario. Non è chiaro chi abbia dato il benestare per farlo ripartire e la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per identificare i responsabili di questo maltrattamento.
Spedire i cani a centinaia di chilometri di distanza, però, non è sempre una buona scelta. Lo scorso maggio, durante il sequestro della pensione del cremonese ‘La casa di Luca’, meglio nota come ‘Scodinzolandia’ (sequestro di cui potete vedere il video in cima al post e foto qui sotto), molti degli animali trovati morti o il gravi condizioni di salute, provenivano dalla Sicilia. Purtroppo, come vedete, l’avidità degli esseri umani non si ferma proprio davanti a nulla.