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Parto della gatta: durata della gravidanza e come si svolge

Come si svolge il parto di una gatta? Quanto dura la gravidanza? La gatta fa tutto da sola o dobbiamo aiutarla?

Parto della gatta: durata della gravidanza e come si svolge

Dopo aver parlato del parto nella cagna, andiamo adesso a vedere qualcosa sul parto della gatta. Fondamentalmente è tutto più o meno sovrapponibile a quanto succede nei cani, con la differenza che la maggior parte delle nostre gatte vengono sterilizzate a sei mesi e quindi a meno di non essere allevatori o appassionati riproduttori di una determinata razza è più difficile assistere al parto di una gatta. Anche perché tendenzialmente con le gatte ci sono meno problemi che con il cane.

Gravidanza

La gravidanza di una gatta dura dai 57 ai 63 giorni, sovrapponibile al cane, con una media di 60 giorni. Anche se spesso parti intorno al 57-59esimo giorno esitano in parti prematuri, con morte dei gattini. Come succede nel cane, se ipotizziamo che la nostra gattina non sterilizzata sia uscita di soppiatto e si sia accoppiata, ecco che dal 21-25esimo giorno possiamo fare anche a lei un’ecografia per vedere se è rimasta incinta.

Prima di questa data non si vede nulla, è troppo presto, ma anche qui vale la legge secondo la quale con un’ecografia non si può stabilire il numero di gattini: la sonda ecografica posizionata in diversi modi potrebbe leggere sempre lo stesso gattino. Se volete sapere esattamente quanti cuccioli nasceranno, allora bisognerà attendere il 45esimo giorno di gravidanza, quando ossificano le ossa. Però visto e considerato che la maggior parte delle gatto partorienti sono gatte o selvatiche o che comunque vivono all’esterno, tutto quanto detto finora lo si applica raramente sulle gatte.

Anche per la mamma gatto vale la teoria di dare dal 45esimo giorno in poi crocchette Kitten, in modo da garantire un corretto apporto energetico, anche in vista della lattazione, con il minor ingombro intestinale possibile.

Parto

A pochi giorni di distanza dal parto, la gatta diventerà più irrequieta: questo è il segnale per cominciare a prepararle la cesta o la scatola dove partorirà, deve essere abbastanza bassa da permetterle di entrare comodamente, ma abbastanza alta affinché i gattini non scappino. Cuscini, stracci puliti, traversine: riempitela dei materiali che la gatta sembra preferire. E ovviamente deve essere posizionata in una stanza calda e tranquilla.

24 ore prima del parto, la temperatura scende di un grado, la gatta è affettuosa, vuole essere coccolata di continuo. Alcune continuano a mangiare, altre riducono il cibo ingerito, è molto variabile. Qualche giorno prima del parto, poi, potreste vedere delle perdite biancastre e appiccicose: si è sciolto il tappo mucoso, indice che il parto è imminente.

La cervice si dilata, la muscolatura dell’utero comincia a contrarsi, il respiro diventa più frequente, la gatta potrebbe fare le fusa o ansimare a bocca aperta. Si rompono le acque, le contrazioni diventano più frequenti e in breve tempo dovrebbero cominciare ad essere espulsi i gattini. La gatta potrebbe o stare in piedi come se stesse defecando o sdraiata di lato. Ad ogni gattino che esce deve corrispondere una placenta, mi raccomando, contatele attentamente: se la placenta rimane nell’utero, potrebbe creare infezioni.

I gattini si possono presentare o di testa o di posteriore, il parto podalico è frequente e non crea gli stessi problemi della donna. L’unico problema è se il gattino si mette di traverso di schiena o se è molto grosso: in questo caso blocca il canale del parto e la gatta va incontro a distocia. La madre di solito provvede a rompere il sacco amniotico, rompere il cordone ombelicale, leccare il piccolo per farlo respirare e mangiare la placenta. Se non lo fa lei, dovrete farlo voi (ovviamente non il mangiare la placenta): lacerate con le mani gli invogli fetali, legate il cordone ombelicale (non troppo in basso vicino all’addome altrimenti si rischiano ernie ombelicali) e massaggiare vigorosamente con delicatezza i piccoli, ripulendo bene naso e bocca.

La velocità con cui i gattini vengono partoriti è più alta rispetto alla cagna: si va da pochi minuti a massimo un’ora, considerando sempre che i primi nascono più velocemente, gli ultimi rallentano un po’ perché bisogna dare il tempo ai piccoli di scendere lungo il corno uterino. Di solito nel giro di 6 ore il parto è terminato.

Bisogna preoccuparsi se…


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Contattare subito il veterinario se si verifica uno dei seguenti casi, indicano che qualcosa sta andando storto:

  • siamo arrivati al termine della gravidanza e la gatta non dà segni di voler partorire, c’è rischio di sovraparto
  • se compare scolo verdastro in qualsiasi fase della gravidanza o del parto: rosso è normale (basta che non sia un’emorragia vera e propria, un conto è uno scolo rossastro, un conto un’emorragia con laghi di sangue), verde indica infezione dell’utero, dei feti o comunque colonizzazione batterica
  • se la gatta inizia il parto, ma ha contrazioni sono deboli o anche del tutto assenti
  • se un gattino rimane incastrato nel canale del parto, mezzo dentro e mezzo fuori: in questi casi a volte una lieve manipolazione aiuta a estrarre il cucciolo, ma se non sapete cosa fare è meglio lasciar fare al veterinario. Se tirate troppo forte, si rischia facilmente di staccargli zampe o testa e non è una cosa bella
  • se passano troppe ore dalla nascita dell’ultimo gattino: un gattino potrebbe essersi incastrato con la schiena, come dicevamo prima, essere troppo grosso e non passare nel canale del parto, in questi casi è richiesto un cesareo d’emergenza
  • se la gatta dopo il parto continua a respirare troppo velocemente o ad ansimare in maniera eccessiva (rischio di infezioni, ipocalcemia, ipoglicemia)
  • qualsiasi cosa o comportamento non vi convinca

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | Helena Jacoba

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