Monza for animals: la seconda edizione dell’evento musicale in difesa dei diritti degli animali
La seconda edizione del Monza for Animals con Morgan, Andy e Fernando Saunders si terrà giovedì 13 giugno. Il ricavato sarà interamente devoluto alla costruzione di un centro per la riabilitazione di cani sottoposti a sperimentazioni.
Giovedì 13 giugno si terrà la seconda edizione del Monza for Animals, il primo grande evento musicale in favore dei diritti degli animali. Sul palco si alterneranno lo storico bassista di Lou Reed Fernando Saunders e molti musicisti italiani come il giudice di X Factor Morgan, il suo ex collega dei Bluvertigo Andy, Lombroso, Fabio Cinti, Lele Battista e Elena Rimoldi. Il concerto, con ingresso a offerta libera, si terrà al Teatro Manzoni di Monza e nasce con il preciso intento di devolvere tutti i proventi alla costruzione di un un centro di recupero per cani da laboratorio in Brianza.
Durante la conferenza stampa di oggi è intervenuto anche Giorgio Riva, presidente dell’Enpa di Monza, che ha voluto spiegare così l’iniziativa a favore dei diritti degli animali contro la vivisezione e l’importanza della creazione di un centro in cui i cani che hanno subito delle sperimentazioni possano tornare a vivere in tranquillità magari anche grazie all’affetto di qualcuno che li adotti:
La maggior parte delle persone pensano che i canili siano posti di raccolta per cani randagi. Ci sono però canili buoni e canili cattivi. Un altro tipo di canile era quello di Green Hill che ospitava beagle destinati ai laboratori di tutto il mondo. Era stata scelta proprio questa razza canina perché robusta, di taglia media, a pelo corto ma soprattutto perché di indole molto buona. Green Hill è stato totalmente svuotato ma questa è stata solo una battaglia vinta, la guerra va avanti. Lo scopo del canile che vogliamo finire di costruire anche grazie ai proventi del Monza for Animals sarà quello di riabilitare animali che hanno subito delle sperimentazioni. Non sarà facile, ma grazie all’aiuto di esperti cinofili, contiamo di riuscire a raggiungere questo risultato nel giro di sei mesi. Abbiamo l’esperienza maturata con i cani di Green Hill che, pur non essendo stati sottoposti a sperimentazioni, hanno dovuto riabituarsi a cose quotidiane come la luce del sole o l’affetto delle persone che li circondavano perché erano tutte esperienze nuove per loro. Detto ciò, verrebbe da chiedersi: perché aiutare solo i cani e non tutti gli altri animali che vengono usati come cavie nei laboratori? Questo accade perché i cani hanno molta più speranza di adozione rispetto ai topi, ad esempio, ma noi vogliamo che i diritti di tutte le specie vengano rispettate. Nel corso della nostra attività abbiamo avuto modo di salvare qualsiasi animale dai porcellini d’India alle tarantole.
Nel corso della conferenza ha preso la parola anche lo stesso Fernando Saunders che ha ricordato come l’amore per gli animali gli sia stato insegnato sin da piccolo dalla sua famiglia e di quanto per suo fratello, nato con un problema agli occhi, la pet therapy sia stata d’aiuto durante l’infanzia. Quando il discorso si è spostato verso i prodotti che riportano il marchio Cruelty Free, ovvero il segnale che testimonia che non sono stati fatti avvalendosi di sperimentazioni sugli animali, ha preso la parola anche Gilberto Germani, oggi attivo nell’ufficio antivivisezione dell’Enpa Monza e Brianza e fondatore, nel 1978, della prima associazione milanese contro la vivisezione:
Noi vogliamo che venga abolita la vivisezione nei casi in cui questa atroce pratica viene praticata per la creazione di prodotti di cosmesi o armi belliche. Per quanto riguarda l’uso di questo metodo per la ricerca nel campo della salute pubblica il discorso è diverso. Sappiamo benissimo che la vivisezione non può essere estirpata in un giorno e quanto la ricerca in campo medico sia importante. Ciò non toglie che vorremmo che lo Stato finanzi degli studi per trovare dei metodi alternativi alla vivisezione per portare dei risultati anche nell’ambito della salute pubblica senza che nessun animale venga ferito o ucciso. È un discorso di civiltà destinato a proseguire per piccoli passi ma che arriverà al traguardo. Non condivido l’atteggiamento di alcuni animalisti “kamikaze” che cercano di ottenere risultati istantanei con la violenza. Questo tipo di comportamento oltre a non portare risultati, è dannoso per la causa. Green Hill è servito a livello dimostrativo perché molte persone si sono interessate a questi temi di cui magari prima non avevano mai sentito parlare e sicuramente non in questi termini. Quindi le azioni sono importanti, sì, ma bisogna farle con criterio. Eccovi un esempio pratico: alcuni anni fa erano stati liberati duemila visoni destinati a diventare pellicce di lì a poco. Il problema però è che non essendoci stata a monte la giusta organizzazione, quei visoni sono morti comunque sotto le macchine o per mano dei cacciatori. Insomma: le azioni vanno bene perché tengono alta l’attenzione sulla vivisezione, ma non bisogna correre il rischio di diventare veri e proprio talebani.
L’iniziativa avrà poi un altro testimonial d’eccezione. Stiamo parlando di Dylan Dog che presta la sua immagine nel libro per bambini Dylan Dog e Botolo: incubo a Montiscuri ispirato alla vicenda dei beagle di Green Hill. Il racconto con sceneggiatura di Giovanni Gualdoni, illustrazioni di Sergio Gerasi e impaginazione di Fabrizio Grigolo e Andy è acquistabile sul sito dell’Enpa.