Petsblog Cani Meningoencefalite batterica nel cane e gatto: cause, sintomi e terapia

Meningoencefalite batterica nel cane e gatto: cause, sintomi e terapia

Andiamo a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia della meningoencefalite batterica nel cane e gatto.

Meningoencefalite batterica nel cane e gatto: cause, sintomi e terapia

Meningoencefalite batterica nel cane e gatto – Come dice il nome stesso, le meningoencefaliti batteriche sono provocate da batteri di diverso tipo: Staphilococcus, Streptococcus, Actinomyces, Nocardia, Pseudomonas, Pasteurella, Brucella, Fusobacterium e tanti altri ancora. Diciamo che si tratta di patologie rare, tuttavia è bene conoscerne l’esistenza. Andiamo dunque a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia della meningoencefalite batterica nel cane e gatto.

Meningoencefalite batterica nel cane e gatto: cause e sintomi

Se vi state chiedendo da dove originino le meningoencefaliti batteriche nel cane e gatto, la causa può essere ricercata nell’ingresso di corpi estranei nel SNC, per batteriemia provenienti da altri focolai di infezione come piometra e endocardite batterica o per infezioni vicine come otiti, sinusiti e osteomieliti.

I sintomi dipendono da dove parte la batteriemia. Se il focolaio è lontano si possono avere sintomi sistemici relativi all’organo colpito e febbre, ma non sempre è presente. Se l’infezione originale deriva da seni paranasali o orecchio, a volte mancano i segni extraneurologici. Se invece sono coinvolte solo le meningi, si ha dolore, ma senza sintomi neurologici. Se si formano ascessi a livello intracranico, la sintomatologia sarà simile a quella dei tumori cerebrali.

Meningoencefalite batterica nel cane: diagnosi e terapia

La diagnosi di meningoencefalite batterica avviene a seguito di anamnesi, visita clinica e riscontro di sintomi intracranici e di infezione con leucocitosi neutrofilica. La diagnosi di certezza si ha con prelievo ed esame del liquor, ivi incluso quello colturale. Inoltre ascessi possono essere rilevati con TC/RM.

La terapia prevede subito antibiotici ad ampio spettro e che siano in grado di superare la barriera ematoencefalica, salvo poi cambiarli con prodotti più mirati quando arriva l’esito dell’antibiogramma. I sintomi possono poi migliorare con l’uso di antinfiammatori steroidei non a dose immunosoppressiva, ma solo a dose antinfiammatoria. La prognosi è sempre riservata.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.

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