Luci e ombre sullo stop ai test sugli animali ai fini cosmetici
Non sono passati nemmeno due giorni dall'entrata in vigore dello stop ai test sugli animali per i prodotti cosmetici che già emergono i primi dubbi.
Non sono passati nemmeno due giorni dall’entrata in vigore dello stop ai test sugli animali per i prodotti cosmetici che già emergono i primi dubbi. Girando per il web ho trovato tantissimi post con toni, giustamente, entusiasti riguardo questa nuova legge europea ma la mia attenzione è andata su un commento che ho letto su Facebook nel quale veniva espresso un concetto fondamentale: lo stop è solamente per i test dei prodotti finiti.
Uno shampoo, cosmetico estremamente comune nelle nostre case, è composto tra le altre cose di diversi componenti chimici come il lauretsolfato di sodio, il glicole etilenico, siliconi, petrolati o altri derivati della paraffina. Bene, la nuova legge non vieterebbe (uso il condizionale perché la questione merita approfondimenti mirati) di testare i singoli componenti chimici sugli animali ma impedirebbe solamente di testare lo shampoo. Certo, è sempre qualcosa, ma la questione non è “bella” come ci è stata dipinta.
La legge impone che ogni singolo componente chimico messo in commercio (singolarmente o facente parte di un prodotto complesso) venga testato su uno o più animali. Il “vantaggio”, se così vogliamo chiamarlo, di questa nuova legge è che, se il prodotto cosmetico è composto da prodotti chimici già “conosciuti” molto probabilmente non avrà causato alcuna sofferenza sugli animali. Speriamo che la petizione di Stop Vivisection dia i suoi frutti perchè, cosa che ancora non vi ho detto, alcuni componenti chimici sono considerati come farmaci e, quindi solo vietando i test farmacologici sugli animali, questi elementi seguiranno delle vie di sperimentazione cruelity-free.
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