L’ENPA denuncia l’assurdità dei farmaci per gli animali
L'ENPA denuncia un paradosso inaccettabile sul costo delle medicine per animali.
Tutti quelli che hanno un animale domestico sono perfettamente consapevoli di una cosa: se il nostro pet si ammala, una cascata di soldi ci uscirà dalle tasche. Certo, per il nostro pet siamo disposti a fare salti mortali tripli ma non possiamo non fare caso al fatto che i farmaci “da veterinario” costano, a volte, il quadruplo rispetto a quelli per uso umano.
In tempi di crisi economica, si vedono padroni disperati per non potersi permettere le cure per il proprio amato amico e altri che usano il pretesto del costo delle medicine per giustificare un abbandono. L’ENPA ha voluto far sentire la propria voce riguardo questo terribile caso. Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali), spiega così la situazione:
Una situazione insostenibile che lede gravemente il diritto alla salute degli animali e riduce le possibilità di accesso ai trattamenti delle famiglie meno abbienti. Ad esempio, per patologie comuni come insufficienza renale del gatto o del cane in Italia il generico costa cinque euro mentre il farmaco arriva a costare anche cinque volte tanto, a parità di principio attivo. Parliamo di medicinali che esistono come generici sia per l’uomo sia per gli animali. E non c’è spiegazione ragionevole che giustifichi l’assenza dell’alternativa generica. L’unica palese motivazione è il vantaggio economico delle multinazionali farmaceutiche veterinarie.
E ancora
Non solo i prezzi dei farmaci sono ingiustificatamente altissimi ma oggi nel nostro paese i veterinari hanno l’obbligo di prescrivere il farmaco non generico. Un paradosso, se pensiamo che in Italia il medico di base ha l’obbligo di prescrivere il generico. Una opzione che i veterinari non hanno in virtù non di esigenze sanitarie ma di motivazioni prettamente economiche. Chi accoglie un animale in casa non deve essere messo nelle condizioni di maltrattarlo per interessi economici “superiori”.
Questo enorme aggravio di costi, inoltre, ricade direttamente su tutte quelle strutture che danno ospitalità ed aiuto ad animali abbandonati. Canili, gattili e altre strutture sono sempre in enorme difficoltà quando si parla di costi e la voce “medicinali” è estremamente critica per i loro bilanci. Il governo sembra essere sordo alle richieste di liberalizzare l’uso di farmaci generici e al declassamento di beni e servizi relativi ai pets per quanto riguarda l’IVA. Vi ricordiamo che per lo stato italiano, cani, gatti & Co. sono equiparati a beni di lusso e tutto quello che li riguarda viene addizionato di iva al 22% (invece che del 10% come sarebbe logico).