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Leggende metropolitane sul microchip di cani, gatti e furetti

Che ne dite se oggi andiamo a sfatare alcune leggende metropolitane sul microchip dei cani, dei gatti e dei furetti?

Leggende metropolitane sul microchip di cani, gatti e furetti

Nonostante sia in circolazione da parecchi anni, il microchip continua a generare ancora un po’ di confusione fra i proprietari di cani, gatti e furetti che, al momento della sua applicazione, tirano fuori originali e simpatiche leggende metropolitane. Alcune sono decisamente fantasiose, però forse è il caso di andare a conoscere meglio questo microchip e di sfatare una volta per tutte questi miti e leggende. Onde evitare anche spiacevoli richieste ai limiti con l’illegalità.

Qualche dettaglio pratico sul microchip

Del microchip dei cani avevamo già parlato abbondantemente e diffusamente nell’articolo a lui dedicato, qui rivanghiamo solamente alcuni capisaldi. Il microchip del cane è l’unico obbligo di legge che i proprietari di cani hanno: devono metterlo, punto e basta. In teoria il microchip al cane va applicato entro e non oltre il secondo mese di vita del cucciolo, questo lo dice la legge italiana. Entro il secondo mese il microchip può essere messo gratuitamente dai Servizi Veterinari dell’Asl, pagando ovviamente il costo del microchip (ogni Asl ha le sue modalità di pagamento, informatevi per tempo). Scaduti i due mesi, l’Asl non lo mette più, anzi, dovrebbe essere prevista una multa per non averlo applicato entro i termini di legge, quindi non vi rimane che rivolgervi al vostro veterinario libero professionista (sempre che abbia l’autorizzazione a metterlo, anche qui informatevi prima) al costo di una visita (costo variabile da città a città).

Una volta applicato il microchip, vi verrà rilasciato un documento in cui vengono segnati i dati del cane, i dati del proprietario e che viene controfirmato dal veterinario. Non perdete il documento, mi raccomando.

Per quanto riguarda il gatto e il furetto, il microchip non è obbligatorio (anche se sta prendendo sempre più piede l’Anagrafe Felina, non sovvenzionata dallo Stato e su base volontaria), a meno che non dobbiate andare all’estero e farvi rilasciare il passaporto: in questo caso il microchip vi serve.

Leggende metropolitane sui microchip

Ecco alcune delle leggende metropolitane più in voga sul microchip che vogliamo sfatare:

  • il microchip non funziona come un GPS: talvolta capita di sentire proprietari convinti che il microchip del cane funzioni come un satellitare. No, il microchip del cane è un congegno inerte che può essere rilevato solamente dall’apposito lettore di microchip, ma non emette segnali captabili da un ricevitore satellitare che vi dica dove è il cane in ogni momento
  • il microchip non è facoltativo: l’applicazione del microchip non è facoltativa da parte del proprietario, è un preciso obbligo di legge. Non è qualcosa che si possa scegliere di non fare perché tanto il cane sta sempre in casa, vi dispiace per lui, tanto non lo fate scappare: se poi vi beccano con il cane senza microchip, non piangete perché avete dovuto pagare la multa
  • applicare il microchip non fa morire dissanguato il cane: è vero, l’ago del microchip è piuttosto grosso e se il cane si agita quando lo si applica, potrebbe capitare di vedere qualche gocciolina di sangue, è normale, soprattutto con cani, gatti e furetti iper agitati. Ma si tratta di goccioline, a volte capita anche quando fanno le iniezioni normali
  • il veterinario non può mettere microchip volanti: il che significa che il vostro veterinario non può mettervi quel microchip datovi dal suo allevatore. Prima di tutto cosa ci fa un allevatore con un microchip? Può essere venduto e detenuto solamente da un veterinario. Inoltre il veterinario può applicare solamente i microchip da lui acquistati: al momento del suo ordine al grossista, quei microchip con quel numero di serie vengono caricati a suo nome, ci deve essere corrispondenza fra i microchip comprati dal veterinario e quelli da lui applicati
  • il microchip non provoca sordità, tumori o qualsiasi altra malattia venga al cane: è un elemento del tutto inerte, se anche al cane venisse una dermatite vicina alla zona di inoculo, non sarebbe stata provocata dal microchip. Il che tradotto vuol dire che non dobbiamo inventare cause fastidiose per malattie che hanno già delle cause ben precise: se il vostro veterinario vi dice che quell’otite è provocata da X, non cercate spiegazioni ai limiti della fantascienza solo perché, per qualche motivo a me sconosciuto, non vi piace quella particolare causa

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | PixelMaster-x

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