Legge 157/92 sulla fauna selvatica: la proposta di riforma
Cia Lombardia ha presentato in Regione una proposta di riforma della Legge 157/92 sulla fauna selvatica.
La Cia-Agricoltori Lombardia ha presentato in Regione una proposta di riforma per la Legge 157/92. Il presidente Giovanni Daghetta con la Vicepresidente Lorena Miele e il Direttore Paola Santeramo ha consegnato l’11 giugno all’Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia Fabio Rolfi e al Presidente Regionale della Commissione Agricoltura Ruggero Invernizzi una proposta di modifica della normativa che regola la gestione della fauna selvatica.
Già nelle scorse settimane la Cia nazionale aveva proposto un documento di revisione di una legge che ormai è datata, presentando il documento in Camera, al Senato e al ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio.
La riforma si basa su sette punti fondamentali:
- Sostituire il concetto di protezione con quello di gestione della fauna selvatica, perché la legge del 1992 era incentrata sulla conservazione della fauna, anche per proteggere alcune specie a rischio. Mentre oggi, dice l’associazione, ci sono specie infestanti e in sovrannumero.
- Ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
- Distinguere la gestione della fauna selvatica da quella dell’attività venatoria, adattandosi alle Direttive europee e ridefinendo regole per gli ambiti territoriali.
- Le attività di controllo della fauna selvatica non possono essere delegate all’attività venatoria, ci dovrebbe essere del personale preparato e munito di licenza.
- Rafforzare l’autotutela degli agricoltori.
- Risarcimento totale del danno provocato dalla fauna selvatica.
- Tracciabilità della filiera venatoria.
Il presidente regionale aggiunge:
La presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono ed effetti negativi sulla tenuta idrogeologica dei territori. Peraltro in Lombardia le specie che creano problemi non sono quelle autoctone, ma quelle aliene introdotte artificialmente dall’uomo nei territori. Per questo sollecitiamo le istituzioni ad agire tempestivamente, utilizzando il nostro progetto di riforma come base di discussione, per arrivare a una nuova normativa sul tema più moderna ed efficace. La sola caccia non basta a contenere il cinghiale, occorrono misure di controllo e contenimento efficienti che proteggano le attività agricole e riducano a zero i danni cagionate alle stesse. E’ necessario che venga riconosciuto il principio secondo cui non debba essere l’attività agricola a doversi adattare alle nuove specie di fauna selvatica, ma siano eventualmente queste ad essere opportunamente contenute e controllate.
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