Le capre sono ammesse in condominio, i criceti no
Cosa si intende per animale domestico? Se lo chiede la Società italiana veterinari per animali esotici, insoddisfatta per la riforma delle regole condominiali: pesci e criceti sono vietabili.
Non abbiamo ancora smesso di gioire per la recente approvazione della riforma delle leggi che regolano le norme condominiali con una svolta più animal friendly, che leggiamo di una protesta avanzata dai veterinari specializzati in specie esotiche.
Cosa si intende per animale domestico e d’affezione? Tartarughe, pesci, criceti e pappagalli restano esclusi dalla tutela, ovvero dal diritto alla detenzione sempre e comunque senza regolamenti interni che possano vietarlo, o vengono discriminati? Se lo chiede in una nota la Sivae (Società italiana veterinari per animali esotici) lamentando l’ambiguità del termine impiegato, domestico, e chiedendo al Senato di correggere la norma:
Per i veterinari esperti di medicina e comportamento degli animali esotici da compagnia la riforma del condominio non è una vera conquista per gli animali e per i proprietari: terminologia impropria e ridicola: vietabile il criceto, ammissibile la capra. La definizione “domestico” non riguarda affatto l’adattabilità alla vita in appartamento ma si riferisce invece a quelle specie su cui l’uomo da secoli esercita una selezione artificiale tale da renderle diverse dall’ancestrale selvatico.
Anche mucche e capre in appartamento, si chiede la Sivae? Di certo non è il caso, vale la pena però interrogarsi sull’esclusione degli animali esotici dal divieto di divieto. Si pensa immediatamente a specie pericolose ma anche pappagalli e tartarughe sono specie esotiche e sono quelle meno coinvolte nei contenziosi tra condomini, come spiega la stessa Sivae:
Non si può dire che abbia vinto il principio “vietato vietare”, perché molte comunissime specie non domestiche sono state dimenticate e discriminate col dichiarato intento, del legislatore e del governo, di impedire la detenzione di animali “esotici” da compagnia. Che nell’immaginario comune sono “pericolosi”. Il legislatore associa l’aggettivo “esotico”, per retaggi culturali atavici, al concetto di strano e sconveniente, invece gli animali “esotici” da compagnia sono i meno frequentemente citati nelle controversie condominiali, perché silenziosi nella stragrande maggioranza dei casi, e privi di rischi per l’incolumità pubblica. Quasi mai, infine, si incontrano negli spazi condominiali comuni dove nascono molti litigi.
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