L’anima selvaggia che si cela nel gatto di casa
Definire i gatti “animali domestici” è un po' un controsenso e uno studio americano spiega il perché
È opinione comune che i gatti siano un po’ più “selvaggi” dei cani: molte volte sentiamo dire che se si vuole un rapporto più stretto allora si sceglie un cane, se invece si vuol essere più liberi meglio un gatto. Sappiamo bene che questo non è vero e, soprattutto, non è affatto vero che ci si possa disinteressare dei gatti: hanno esigenze diverse rispetto ai cani, è vero, ma questo non vuol dire che li si possa abbandonare.
Ma quanto c’è di vero nel fatto che i gatti, alla fine, sono animali “selvaggi” e che definirli “animali da compagnia” non è propriamente corretto? Se lo sono chiesto alcuni ricercatori statunitensi che hanno effettuato un approfondito confronto tra il genoma del gatto domestico e quello del gatto selvatico (Felis silvestris). Le differenze sono notevoli, a livello esterno: i gatti che vivono nelle nostre case sono molto più piccoli rispetto ai grandi felini che ci sono in giro per il mondo. Eppure un’analisi approfondita del genoma ha mostrato come alla fine siano abbastanza simili, eccezion fatta per una serie ben determinata di differenze nei geni coinvolti nello sviluppo neuronale: adattamento cerebrale che potrebbe spiegare perché i gatti domestici sono docili.
La prima conclusione che si potrebbe trarre è che i gatti, vivendo con noi, hanno modificato il loro aspetto perché non avevano più bisogno di andare a caccia e quindi si sono adattati. Questo può essere vero, ma solo in parte, anche perché contiene un errore metodologico di fondo: noi esseri umani non siamo separati dalla natura e pertanto non possiamo domarla e sfruttarla semplicemente come se ne fossimo i padroni. Il rapporto è mutuo: noi modifichiamo la natura, ma la natura cambia anche noi.
E qui lo studio si fa interessante: i gatti sono entrati a far parte della vita degli esseri umani all’incirca 9500 anni fa (i cani sono con noi da circa trentamila anni) e quando hanno iniziato a vivere con noi l’umanità si trovava in un’era di profondi cambiamenti ecologici, cambiamenti di cui noi fummo autori ma anche oggetto. I gatti arrivarono proprio in quel momento ed è vero che si sono adattati a noi ma hanno “costretto” anche noi ad adattarsi a loro. Ed è per questo che, probabilmente, definire un gatto un animale domestico è un po’ un controsenso, perché lui sarà sempre indipendente da noi, visto che un po’ anche lui ha plasmato noi.
Via | The New York Times