Il parvovirus nel gatto: i sintomi e la cura da seguire
Tutto sul parvovirus nel gatto: come si diffonde, come prevenire il contagio, quali sono i sintomi dell'infezione e come si cura.
Il parvovirus felino (FP) è un virus che causa una malattia infettiva nei gatti non vaccinati: la panleucopenia felina. I gatti più esposti al contagio sono dunque i gattini, tra le quattro e le dodici settimane di età, e gli adulti che non sono stati vaccinati contro il virus.
In entrambi i casi la malattia va presa molto seriamente perché il parvovirus distrugge i globuli bianchi, compromette l’apparato digerente ed indebolisce il sistema immunitario del gatto, esponendolo al rischio maggiore di infezioni da batteri o da altri virus. Nelle forme acute la panleucopenia porta rapidamente alla morte.
I principali sintomi del parvovirus nel gatto sono:
- diarrea;
- vomito;
- perdita di appetito;
- letargia (il gatto appare apatico e disinteressato a quello che lo circonda);
- febbre;
- convulsioni;
- tremori.
In alcuni casi il gatto può anche non manifestare questi sintomi. Ad ogni modo il veterinario, durante le normali visite di controllo, può comunque diagnosticare il parvovirus dall’ingrossamento dei linfonodi, da uno strano gonfiore nell’area addominale o ancora dal dolore percepito dal gatto quando si effettua una leggera pressione sull’addome. Motivo in più per recarsi periodicamente dal veterinario per i controlli di routine, anche quando il gatto apparentemente sta bene.
Il veterinario può prescrivere delle analisi del sangue per verificare i livelli di globuli bianchi e piastrine ed esami approfonditi all’intestino per valutare la portata dei danni. Purtroppo non esiste alcuna cura per il parvovirus, ecco perché le vaccinazioni sono estremamente importanti, il gattino va vaccinato contro il parvovirus tra le 9 e le 12 settimane di vita. Esistono anche dei vaccini per le gatte adulte che non compromettono l’incolumità dei micini nel corso della gravidanza. Il veterinario può prescrivere una cura a base di antibiotici per trattare eventuali malattie secondarie, sopraggiunte a seguito dell’indebolimento del sistema immunitario dal gatto, così come farmaci per attenuare i sintomi dell’infezione. Il gattino verrà reidratato grazie a fluidi iniettati per via endovenosa e se necessario si procederà con una trasfusione di sangue.
Se il gatto reagisce bene nel corso dei primi cinque giorni, le speranze di sopravvivenza aumentano. Nei gattini i sintomi possono essere ancora più intensi e debilitanti, per via del sistema immunitario ancora fragile e non completamente sviluppato dei micini. La principale fonte di infezione è costituita dal contatto con le feci dei gatti infetti o con altre escrezioni degli animali contagiati. Il contagio può avvenire anche per il contatto diretto del gatto con il virus (molto resistente) in un ambiente contaminato da vomito ed altri liquidi infetti. I gatti più a rischio sono quelli che vivono in condizioni di sovraffollamento, come spesso capita purtroppo nei rifugi. L’igiene scrupolosa degli ambienti di vita del gatto, la vaccinazione ed i controlli preventivi sui gatti randagi, prima che entrino per la prima volta in casa o nei gattili, sono misure sufficienti a scongiurare gran parte dei rischi di contagio.
Via | Vet info; Cuteri.eu; 2ndchance.info
Foto | Flickr; MelvinSchlubman