Il lieto fine per Bruno e Chiara i due pastori del Caucaso che hanno vissuto con i militari in Afghanistan
Dopo mille peripezie sono arrivate in Italia i due pastori del Caucaso che hanno combattuto e vegliato con i soldati italiani in Afghanistan.
Una bellissima storia ha avuto qualche giorno fa il suo lieto fine. Sono arrivati a Pisa, infatti, dopo mille peripezie Bruno e Chiara, i due pastori del Caucaso che furono adottati dai militari italiani della base Columbus di Bala Murghab in Afghanistan. I due cani hanno una storia importante che merita di essere raccontata. Bruno e Chiara hanno vissuto per i loro quattro anni di vita con i militari in servizio nella base afghana, dando loro affetto, vegliando per la loro sicurezza, confortandoli nei momenti difficili, fino al momento in cui il contingente italiano ha avuto l’ordine di rientrare ed i due cani hanno rischiato di rimanere “orfani” dei loro tanti padroni, e destinati ad una certa brutta fine.
La storia è lunga e a tratti drammatica: dai racconti dei militari, raccolti da alcuni giornalisti, è sempre emerso il nome di Bruno, il cane soldato che ha condiviso la dura vita di frontiera dei militari italiani che si avvicendavano nella base. Sempre forte e tenace, ha accolto le carezze e consolato per le nostalgie e le perdite. Bruno fu adottato dalla base con la sorella Dora quando era un cucciolo. Poi durante un attacco afghano, Dora fu uccisa e a Bruno furono spezzate le zampe. Ma lui non perse la forza. Curato dai militari, Bruno si rimise in sesto e riprese a camminare. Da allora non ha più lasciato i “suoi” soldati, aspettandoli quando uscivano in missione o accompagnandoli quando erano in pattugliamento a piedi.
E si può dire che si trattava di un vero e proprio militare: ha sempre scortato i suoi commilitoni, il suo branco, ringhiando con ferocia in caso di attacchi di nemici, mettendo in fuga i malintenzionati. Per questo aveva già ricevuto minacce di morte, e qualcuno aveva già tentato di spararlo nel 2011. Eppure lui ce l’ha fatta. Ha resistito con i suoi amici, che gli hanno anche affiancato Chiara, un altro pastore del Caucaso che era divenuto la sua inseparabile compagna. E si è fidato di loro anche quando è dovuto entrare in una gabbia, lui che è sempre stato uno spirito libero, forse capendo che solo così si sarebbe salvato e avrebbe salvato la sua Chiara.
Il merito del loro salvataggio da morte certa in Afghanistan è di Gianluca Missi, che per anni ha vissuto con questi due adorabili animali, ed ha contattato ENPA prima della sua ripartenza chiedendo di fare in modo che i due potessero essere espatriati in Italia. Ad attivarsi è stata la presidente dell’Ena Carla Rocchi, che con la collaborazione del generale Preziosa del Ministero della Difesa è riuscita a far trasferire i cani prima a Kabul, ospitati dall’associazione Nowzad che ha sorvegliato la loro quarantena obbligatoria e li ha successivamente accompagnati in Italia.
Adesso i canisono stati trasferiti presso la struttura della Sezione Enpa di Perugia dove perfezioneranno la fase di quarantena e poi, dopo aver ricevuto i saluti da tutti i commilitoni, saranno adottati da una famiglia che li aspetta già con ansia. Una storia che mette i brividi, che si spera sia esempio per molti.