Ci si domanda talvolta se i cavalli soffrono quando vengono cavalcati, ma la risposta non è poi così scontata come si possa immaginare. In natura un cavallo allo stato brado percorre lunghe distanze, ma gli esemplari liberi sono molti di meno di quelli in cattività. Il che significa che questi equini hanno anche bisogno di muoversi, non solo di uscire ogni tanto dalla stalla.
Di fatto, la cavalcata, se effettuata nel rispetto del cavallo e con le giuste accortezze, aiuta la muscolatura a stare in salute, ma favorisce anche la resistenza fisica. Come accennato, è importante però capire se il nostro esemplare non è stressato all’idea di essere cavalcato, ma anche se non abbia difficoltà fisiche che possano rendere l’attività equestre poco salubre.
Un bravo professionista sa riconoscere i segnali di felicità e insofferenza dei cavalli. Non solo, ha anche la capacità di intuire eventuali comportamenti anomali che possono essere sintomo di dolore. Se vengono rispettati gli stati fisici ed emotivi del cavallo, al pari dei trattamenti veterinari e della corretta alimentazione, l’esperienza è positiva per tutti.
Il cavallo potrà avere un compagno attento che si prende cura di lui e gli permette di fare movimento, il cavaliere si potrà invece gustare un giro al trotto o al galoppo con il suo fedele amico. Ma capiamo meglio la questione.
Ci sarebbero molte cose da dire per rispondere a questa domanda, che molte persone si pongono per capire se e quanto sia etico andare a cavallo o non possa invece considerarsi maltrattamento. Un esemplare selvaggio, come detto, è in grado di galoppare per chilometri, sia alla ricerca di acqua e cibo, sia per mantenersi in salute.
Un cavallo in cattività non ha bisogno di spostarsi per reperire le fonti di sostentamento, ma ha delle necessità che riguardano il suo moto quotidiano. La vita da stalla non è fatta per questi equidi.
La cavalcata aiuta muscoli e salute, ma favorisce anche il rilascio di endorfine, il che significa avere un cavallo in forma e felice. Ma occhio, perché le insidie possono essere dietro ogni angolo. Un cavaliere inesperto, o un professionista che non si cura dei segnali di sofferenza del suo animale, non possono che danneggiare invece corpo e psiche.
Di norma, quello che fa male ad un cavallo è un cavaliere di un peso eccessivo rispetto al proprio, molte ore di movimento che possono favorire zoppie, l’uso di speroni e frustini che, neanche a dirlo, sono poco graditi. Il cavallo in queste circostanze potrà rifiutarsi di essere cavalcato, o mostrare segni di insofferenza.
La dottoressa Sue Dyson, veterinaria equina, ha stilato un documento in 24 punti che aiuta molto a capire i segnali di dolore nel cavallo. Si tratta di una serie di indicatori di comportamento, utili a comprendere il disagio. L’etogramma si divide in 7 marker facciali, 7 del corpo e 10 di andatura dell’animale, per un responso molto credibile.
Una volta compresi i segnali del dolore, si può rispondere facilmente alla domanda se il cavallo in questione sia felice o meno ad essere cavalcato. Un animale che prova sofferenza fisica, di certo avrà molte difficoltà a muoversi. In questi casi è dannoso e controproducente forzarlo ad essere montato o sgridarlo, pensando di avere reazioni migliori.
Un buon proprietario o trainer sa riconoscere la differenza tra testardaggine e problematiche fisiche del proprio amico equino, le rispetterà e asseconderà il cavallo. Ma farà anche di tutto per risolvere il disagio.
E dopo aver visto i segnali di allarme del dolore, vale anche la pena dare un’occhiata a come si presenta un equino felice. Se ci stiamo ponendo infatti il problema se i cavalli soffrono ad essere cavalcati, è importante anche capire quando sono a proprio agio. Un equide in armonia con l’ambiente che lo circonda vanta alcune caratteristiche:
Sta, naturalmente, al proprietario avere cura di mantenere il proprio animale in salute fisica e mentale. Se esso agisce nel rispetto e nell’amore per il suo amico, tutto fila più liscio. E la cavalcata insieme diventa un momento felice per entrambi, cavallo e cavaliere.
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