Gianni Rodari e il cane fiorentino senza la c: il povero ane
Una simpatica filastrocca di Gianni Rodari prende un po’ in giro il modo di parlare dei toscani che omettono la lettera “c” e quindi il “cane” diventa un “povero ane” senza testa!
La c aspirata è una delle caratteristiche del toscano: propriamente il fenomeno fonetico si chiama gorgia toscana e riguarda diverse lettere. Su questo fenomeno gioca una simpaticissima poesia / filastrocca di Gianni Rodari (1920-1980) che immagina un cane fiorentino che però, per via del modo di parlare, diventa un ane: dunque un cane senza la testa!
Rodari sottolinea il bel carattere del cane, un cucciolone, che scodinzola lo stesso e fa le feste a tutti. Ma come fa ad abbaiare? E come mangia il povero ane? Per Gianni Rodari la questione è un’altra, a dirla tutta: “Vivere senza testa / non è il peggior dei guai: / tanta gente ce l’ha, / ma non l’adopera mai!” Come dargli torto?
Ecco la poesia: buona lettura!
Gianni Rodari, Il povero ane
Se andrete a Firenze
vedrete certamente
quel povero ane
di cui parla la gente.È un cane senza testa,
povera bestia.
Davvero non si sa
ad abbaiare come fa.La testa, si dice,
gliel’hanno mangiata…
(La “c” per i fiorentini
è pietanza prelibata).Ma lui non si lamenta,
è un caro cucciolone,
scodinzola e fa festa
a tutte le persone.Come mangia? Signori,
non stiamo ad indagare:
ci sono tante maniere
di tirare a campare.Vivere senza testa
non è il peggior dei guai:
tanta gente ce l’ha,
ma non l’adopera mai!