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Gattari da legare: Un tanto al chilo

Oggi non è una buona giornata: mi sono svegliata col pensiero di Excalibur, il cane dell'infermiera malata di Ebola.

Gattari da legare: Un tanto al chilo

Il cane è stato soppresso, parola orribile almeno quanto “ammazzato”. Sì, perché non possiamo parlare di eutanasia visto che, a quanto mi risulta, nessun test era stato fatto per rilevare la positività al virus. Ordine pubblico. Sicurezza nazionale. Sicurezza mondiale. Il male minore. Il male minore, ma forse non per una donna che non sa se e quanto vivrà: il danno e la beffa, visto che, anche se si salverà (e glielo auguro con tutto il cuore), non troverà il suo cane ad attenderla a casa.

Per chi non ha un animale è difficile capirlo ma, quando sono stata in ospedale per una sciocchezza, non vedevo l’ora di tuffarmi tra i miei gatti nuovamente. Abbiamo capito che la vita animale non vale molto e, in generale, va un tanto al chilo: l’orsa Daniza pesava parecchio, i cani delle infermiere malate pesano così così, i gatti che ci attraversano la strada mentre sfrecciamo in auto pesano poco, i topi di laboratorio pesano pochissimo, gli insetti li porta via il vento.

Non posso definirmi un’estremista: la Natura ha dato all’uomo il dono-maledizione di anelare al progresso, di agire sull’ambiente non solo per costruire dighe come i castori, ma per migliorare le proprie condizioni. Che sia la specie che domina il creato è indubbio. Ma il potere porta responsabilità: se proprio ci sentiamo re, che almeno ci sia la responsabilità del benessere dei sudditi. Ammazzare un cane senza prendersi il disturbo di controllare se sia effettivamente malato è mostruoso. La mia ignoranza non mi consente di sapere se sia possibile cercare di curare un cane malato di ebola, di applicare gli stessi protocolli applicati a un uomo. Ma, se fossi stata una ricercatrice, mi sarei fiondata sulla possibilità di provarci. E, se non l’avessi fatto per tentare di salvare il cane, l’avrei fatto per il bene supremo della scienza, se non altro. Non sappiamo nemmeno se effettivamente il contagio possa passare da un cane all’uomo, non sappiamo nemmeno se quel cane fosse malato davvero! Io non sto dicendo: mettiamo a repentaglio la salute di mezza Spagna per salvare il cane. Sto dicendo: accidenti, ma potevate disturbarvi a controllare?

Ho visto umani spegnersi e animali morire, e non c’è molta differenza: la paura data dall’impotenza è la stessa. Puoi solo tenere una zampa o una mano. Una morte dignitosa dovrebbe essere assicurata a tutti, e non sono contraria alla terribile eutanasia. Ci siamo prese questa responsabilità con un gatto oramai alla fine, e quei momenti ci perseguitano ancora. L’abbiamo rifiutata per un gatto che, sebbene paralizzato in tutta la parte posteriore, ha vissuto altri anni amato e coccolato, sentendoci ancora una volta responsabili per i momenti difficili che ha passato. In ogni caso, il sentirci responsabili per ciò che era stato fatto o non fatto ci ha appesantito coscienze e giornate. Ma è così che funziona: siamo re? Ci sentiamo onnipotenti, in grado di decidere della vita e della morte dei nostri sottoposti? Bene, teniamoci le nostre coscienze sporche, macchiate o immacolate. Quel che davvero mi dispiace, è che chi ha dato l’ordine di ammazzare Excalibur non sia stato presente all’esecuzione. Gli occhi di un essere vivente che si spengono senza un motivo sarebbero stati la giusta pena per il reuccio di turno.

Foto | Flickr

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