Gattari da legare: un posto in Paradiso
Gli anni passano, inesorabili.
Scrivo di gatti da 8 anni, e i gatti mi tengono compagnia da quando avevo 9 anni. Vi basti sapere che i lustri non riesco più a contarli su una sola mano.
Ho assistito al lancio di una bambola-gattara, sono sopravvissuta alla cat lady dei Simpson, non rispondo nemmeno più a chi esprime pregiudizi sui gatti.
Ho fatto molto divertire i miei vicini, nel corso degli anni, con scene davvero poco dignitose, come quando sentii dei miagolii provenire da un’auto parcheggiata vicino casa ed uscii di corsa in pigiama e con l’asciugamano arrotolato sui capelli bagnati, infilandomi sotto la vettura. Essere considerati pazzi ha i suoi vantaggi: puoi fare sostanzialmente ciò che ti pare. Anche uscire in pigiama.
Ciò mi ha sempre dato una certa libertà d’azione: se qualcuno riceveva una mia telefonata allarmata perché sentivo un gatto della colonia miagolare nel suo garage, o se citofonavo in orari improbabili per lo stesso motivo, il poveraccio veniva ad aprire la saracinesca e a liberare l’incauto gatto perché “Poverina, tanto bene non sta, assecondiamola”.
Dalle mie parti, però, c’è un detto: “Pure ‘e cuffiate vanno ‘mparaviso”, anche a chi è oggetto di dileggio spetta un posto in Paradiso. E verrò a citofonarvi anche lì.
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