Gattari da legare: Un, due, tre, stella!
I gatti conoscono una quantità di giochi, ma noi non lo sappiamo.
Nei pressi del parco giochi dove porto mia figlia, ci sono molti gatti di proprietà liberi di uscire. Non che approvi la cosa, ma non posso farci nulla. Qualche giorno fa, mi accorsi che uno dei più socievoli era al tiepido sole autunnale e ci guardava passare con un po’ di noia. Arrivata al cancello del parco, mi voltai nel richiuderlo, e notai che il gatto si era avvicinato di una decina di metri. Accucciato, sempre con l’aria annoiata.
Dopo un po’ di evoluzioni della bambina sull’altalena, l’occhio mi cadde su una panchina. Lì, sempre scocciatissimo, c’era il gatto. Uhm. Ci seguiva o avevo le traveggole? Il fatto è che il mio cervello non aveva percepito alcun movimento. Quel gatto aveva l’aria di stare lì da lustri.
Cercando di distrarre mia figlia affinché non lo disturbasse, abbiamo continuato a giocare. Dopo una mezz’oretta (avevo quasi dimenticato il gatto con facoltà di teletrasporto), mi avvio al cancello e lo trovo lì davanti, che ci guarda sonnecchiante. Si sposta quel tanto che serve per farci passare, chiedo scusa, richiudo il cancello e mi volto. Non c’è più. Torno a casa convinta di trovarmelo di nuovo davanti e invece, in giardino, trovo il gatto tigrato dei vicini che mi guarda. Porto giù il passeggino e il gatto è davanti la porta d’ingresso. OK, ma allora avvisate che c’è una partita in corso di Un, due, tre stella, stamattina!
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