Gattari da legare: Ti amo, zerbino
Ho cambiato lo zerbino di casa. Voi, giustamente, penserete che questa notizia non vi cambierà la giornata. Eppure, questo mio gesto spiega molto del pensiero gattaro e gattesco.
Il vecchio zerbino, infatti, lavato e spazzolato per renderlo più appetitoso, è stato messo davanti alla famigerata porta finestra che fa da proscenio ai drammi (soprattutto commedie, in verità) consumati in giardino.
Le attenzioni di tutti i gatti, così, si sono spostate dal nuovo zerbino a quello vecchio: infatti, da lì sanno di poter controllare ciò che avviene all’interno della cucina, posto dove nascono i croccantini, e di poter essere ammirati, bontà loro che manifestano le proprie grazie.
Sul minuscolo tappeto riescono a dormire fino a sei gatti, secondo un complicato meccanismo a incastro reso possibile dallo stato liquido assunto dai mici quando necessario: la conta avviene con difficoltà, perché persino le teste spariscono sotto le zampe e le pance dei vari fratelli, cugini, amici e conoscenti.
Il posto è diventato ambitissimo, e la mattina ho grosse difficoltà ad aprire le imposte, visto che i miei padroncini non si disturbano nemmeno ad abbassare le orecchie, per permettermi la manovra. Sono tutti così entusiasti che non corrono nemmeno più in casa alla ricerca di cibo e coccole: guardano solo il carrellino magico che ospita il cibo, con l’aria di Massimo Troisi che cerca di spostare il vaso o il secchio con la telecinesi: “Venite, venite! Ma che vi costa?”.
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