Gattari da legare: Restare al proprio posto
Mai rinchiudere un gatto in uno stereotipo, qualunque esso sia.
Un paio di sere fa ebbi un’intuizione brillante: aveva a che fare con l’umiltà che ci viene insegnata nei nostri rapporti coi gatti, contro la boria ereditata dallo stretto rapporto gerarchico cane- padrone. Era un’idea così geniale e articolata che l’ho dimenticata ancora prima di addormentarmi. Ho inseguito quel ragionamento tutto il pomeriggio; andata a fare la spesa, e tenendo presente che per me i supermercati sono il male assoluto e devo quindi trovare ogni pretesto per astrarmi, ho disperatamente cercato di ricostruire il mio pensiero.
Non ho avuto grandi risultati, ma sono rimasta così tanto tempo sovrappensiero davanti allo scaffale del cibo per gatti che ho comprato scorte per due mesi. Tornata a casa, ero estremamente propensa a scrivere della bontà, dell’altruismo e dell’affetto dei gatti, dopo aver passato due giorni a tesserne le lodi nella mia testa. Fino a quando non ho messo piede sul vialetto di casa. In rapida successione, mi si sono parati davanti la testa di un uccello, la zampa di un uccello, il corpo con un’ala dell’uccello e, infine, la seconda zampa e la seconda ala.
Mentre mi facevo coraggio, ho trovato due piante appena travasate con le radici all’aria e i vetri della finestra, appena lavati, pieni di improntine fangose. Perché? Perché dovete sempre rovinare ogni mio slancio? Semplice, avevo dimenticato una delle prime regole: il gatto vi sorprenderà sempre, stravolgendo le vostre convinzioni. I miei piccoli tigrotti hanno avvertito la mia melensa attitudine di questi giorni e mi hanno ricordato di non azzardarmi a rinchiuderli in schemi. All’uopo, un uccello, due piante e un flacone di detersivo sono stati sacrificati. L’insegnamento che ne ho tratto è stato: sii più umile nel giudicare i gatti, e non presumere di poter dare su di loro un giudizio univoco e lapidario. Grazie, mici, per avermi fatto tornare al mio posto.
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