Gattari da legare: Perché Carrie preferisce Mr. Big
È un dubbio che rode me e un quarto della popolazione femminile mondiale da anni: ma perché Carrie ha preferito Mr. Big ad Aidan? Poi, qualche giorno fa, l'illuminazione: perché Mr. Big è gattaro e Aidan canaro. Più o meno.
Ma facciamo un riassunto: innanzitutto, sto parlando della serie Sex and the City. Carrie è una trentenne stracchiola, come dice una mia cara amica palermitana, convinta di essere una giornalista. O una scrittrice, non importa. Mette abiti improbabili e ha amiche che, nelle intenzioni degli sceneggiatori, dovrebbero essere per un motivo o per un altro eccessive ma che, vicino a lei, sono tante Audrey Hepburn.
Carrie è innamorata di un signore attempatello che sposa tutte tranne lei. A un certo punto, la stracchiola si fidanza con un ragazzo bellissimo che ha, come unico neo, quello di farla smettere di fumare. Carrie lo tradisce col broccolo attempato che, nel film successivo alla serie, la molla sull’altare. E la molla senza nemmeno aver visto lei come si è conciata per la cerimonia, quindi non ha proprio scuse. Perché, nonostante ciò, continua a preferirlo ad Aidan (quello bello, gentile, premuroso e che le ristruttura pure casa)? Perché Aidan ha un cane. Ed è affidabile.
Mr. Big (il broccolo senza nome. I broccoli non hanno un nome: vai al mercato e li compri in fasci) è lo stereotipo del gattaro. Mentre noi gattare siamo sempre in vestaglia, alcoliste, spettinate e perennemente dietro uno spioncino, il gattaro è misterioso, affascinante e ambito. Tempo fa, scrissi un post sull’argomento, dicendo “Neruda, Baudelaire, Wordsworth, Tasso e Petrarca: il gattaro maschio è un genio della letteratura. Solitamente poeta, incline alla riflessione lirica, solitario o maledetto, il gattaro sopravvive nei secoli grazie al proprio ingegno. L’intellettuale gatto-dotato non riempie ciotole di papponi puzzolenti, non pulisce lettiere: lui crea. E tutti lo ammirano. Soprattutto per quegli aforismi pieni di wit che sforna sui gatti.
Checov, Kipling, Twain, Hemingway, mica la sora Amalia che porta il cartoccio alla colonia alle 2 del pomeriggio! Nella cultura che da un punto di vista mediatico impera, il gattaro è elegante, istruito, single per scelta e, soprattutto, sempre con un bicchiere di vino in mano. Vino che, nei film statunitensi, è solitamente color fucsia, a indicare che i vini californiani qualche passetto lo devono ancora fare. E se anche non fosse vino (noi gattare ubriacone beviamo gin da due soldi), sarebbe assenzio: volete mettere?”. Devo ammettere che citarmi è imbarazzante, ma pensavo peggio.
Ora, il problema è che Mr. Big non ha veramente un gatto. Almeno credo: le puntate in cui c’era lui le saltavo. Il fatto è che gli sceneggiatori, che hanno fatto sposare Carrie con un cappello di Vivienne Westwood, hanno ricreato, forse inconsapevolmente, uno stereotipo: cane- affidabilità. Un uomo che ti ristruttura casa ha un cane che si chiama “Pitt”, è matematico. Uno che ti lascia sull’altare, invece, deve avere come minimo un gatto. Le donne amano i mascalzoni (in TV e al cinema) non i bravi ragazzi, quindi prendono i gattari e lasciano i canari.
Bene, io non credo che Mr. Big potrebbe mai avere un gatto: il gatto vuole dedizione, fedeltà e obbedienza. Mica come una stracchiola qualunque.
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