Gattari da legare: L’umano è mio e me lo gestisco io
A volte dormo con un braccio penzoloni, che quasi sfiora il pavimento. Il risveglio, in questi casi, è prevedibile: un musetto caldo che si struscia contro le mie dita, mordicchiandole (e quanto fanno male, i morsi assestati sulle unghie!). In estate il trattamento è riservato anche ai piedi; qualunque superficie esposta e sporgente va bene […]
A volte dormo con un braccio penzoloni, che quasi sfiora il pavimento. Il risveglio, in questi casi, è prevedibile: un musetto caldo che si struscia contro le mie dita, mordicchiandole (e quanto fanno male, i morsi assestati sulle unghie!). In estate il trattamento è riservato anche ai piedi; qualunque superficie esposta e sporgente va bene per grattarsi, ottenendo un duplice risultato: innanzitutto, servite come utensile. In secondo luogo, venite marchiati con il loro odore, essendo voi proprietà privata.
Il vostro corpo, inoltre, offre una comoda cuccia: le gambe divaricate mentre siete stesi sono un confortevole e caldo riparo nelle serate invernali. Persino i capelli, se lunghi, possono servire a riparargli gli occhi in una camera da letto con troppa luce. Un gatto particolarmente ingegnoso può usare il palmo della vostra mano come cuscino, adattandolo alla sua testa: tutto il vostro corpo verrà plasmato, spostato, adattato, sprimacciato, forzato per piegarsi al volere del micio. Durante la notte riuscirà a posizionarvi come più gli aggrada.
Quando fa molto caldo, invece, punterà le zampe relegandovi in un angolino del letto, in modo che il vostro inopportuno corpo non sprigioni calore troppo vicino a lui. Se il gatto è cucciolo, invece, oltre a offrirgli riparo e calore, dovrete fornirgli anche divertimento: particolare successo riscuote il gioco del “ti acchiappo le dita dei piedi facendoti vedere le stelle”. Rimanere perfettamente immobili non serve a nulla, perché il gattino comincerà a provocare una reazione prima con le buone, facendovi il solletico coi peli. Poi, nel caso ciò non si rivelasse sufficiente, vi conficcherebbe un artiglio tra l’unghia dell’alluce e la viva carne. Mentre scalciate per il dolore, il piccolo orso in bilico sulle zampe posteriori assesterebbe il colpo di grazia alla sofferente preda, con dolci occhietti pieni di giubilo.
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