Gattari da legare: Loro, intellettuali fuori
Non molto tempo fa, in Noi, zitelle dentro, affrontai lo stereotipo della gattara: zitella (le singles hanno i cani), scarmigliata, incline al bere. Conclusi che, essendo tanto le donne non sposate che i gatti tradizionalmente minacce all’ordine sociale prestabilito, il loro potenziale dovesse essere mortificato con uno stereotipo. E gli uomini gattari? Spettinati, in canottiera […]
Non molto tempo fa, in Noi, zitelle dentro, affrontai lo stereotipo della gattara: zitella (le singles hanno i cani), scarmigliata, incline al bere. Conclusi che, essendo tanto le donne non sposate che i gatti tradizionalmente minacce all’ordine sociale prestabilito, il loro potenziale dovesse essere mortificato con uno stereotipo. E gli uomini gattari? Spettinati, in canottiera e con pantofole incorporate?
No: intellettuali. Neruda, Baudelaire, Wordsworth, Tasso e Petrarca: il gattaro maschio è un genio della letteratura. Solitamente poeta, incline alla riflessione lirica, solitario o maledetto, il gattaro sopravvive nei secoli grazie al proprio ingegno. L’intellettuale gatto-dotato non riempie ciotole di papponi puzzolenti, non pulisce lettiere: lui crea. E tutti lo ammirano. Soprattutto per quegli aforismi pieni di wit che sforna sui gatti.
Checov, Kipling, Twain, Hemingway, mica la sora Amalia che porta il cartoccio alla colonia alle 2 del pomeriggio! Nella cultura che da un punto di vista mediatico impera, il gattaro è elegante, istruito, single per scelta e, soprattutto, sempre con un bicchiere di vino in mano. Vino che, nei film statunitensi, è solitamente color fucsia, a indicare che i vini californiani qualche passetto lo devono ancora fare. E se anche non fosse vino (noi gattare ubriacone beviamo gin da due soldi), sarebbe assenzio: volete mettere? Le donne sospirano per il gattaro: lui è sensibile, è affascinante, è misterioso… quasi quanto i luoghi comuni sulle gattare.
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